Se l’intellettuale diventa complice del «pappone»

«CHIOVE» Ianniello trasferisce nei vicoli di Napoli la storia di Lali, una prostituta catalana, e dei due uomini della sua vita

Nasce da un plausibile accostamento tra la Barcellona delle Ramblas e la Napoli dei Quartieri Spagnoli la trasposizione del testo Piove a Barcellona del catalano Pau Mirò che, realizzata da Enrico Ianniello su pregevole regia di Francesco Saponaro, si traduce ora in scena (al teatro India da oggi) mutando il titolo in un semplice ma emblematico Chiòve. Lavoro già apprezzato da pubblico e critica dove si racconta la condanna all’infelicità e alla schiavitù di Lali, una prostituta dal carattere solare (ottima la prova di Chiara Baffi) che vive con un pappone/compagno egoista e nevrotico (Giovanni Ludeno) e che si lascia irretire dal fascino di un cliente/libraio colto e apparentemente affidabile (lo stesso Ianniello). Il quale, però, alla fine sarà capace di stringere una sorta di patto con l’aguzzino della donna e di orchestrare con lui un piano per estirparle dall’anima qualsiasi speranza di emancipazione. Se da un lato, non c’è dubbio che sia proprio questa sconfitta di Lali, questa ennesima resa al destino, la nota più dolente e lirica dello spettacolo, dall’altro, le atmosfere e i languori mediterranei che lo pervadono, quel brulicare di sapori e odori provenienti dai vicoli, dal mare, dal porto (a Barcellona così come nel capoluogo campano) contribuiscono in modo determinante alla riuscita dell’operazione.

Chiòve è tra l’altro anche un mediometraggio - diretto dallo stesso Saponaro e sceneggiato proprio da Mirò e Ianniello - allestito, filmato e trasmesso in tempo reale da un appartamento/set di Napoli. Come a voler connettere cioè teatro, cinema e tv.
Repliche fino al 14 giugno. Info: 06. 684000311.

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