Prima o poi capita anche ai migliori. Anzi, soprattutto ai migliori. Non si sa come, ma succede: a furia di sfornare idee innovative e intelligenti, a cui tutti applaudono, uno finisce per abituarsi a sparale grosse. E, spara oggi, spara domani, finisce per dire quella frase, proprio quella: l’idiozia che lo inchioda per sempre. E sì perché, diciamocelo, a noi mediocri piace l’idea della vendetta. Se un presunto genio inciampa nella cretinata della vita, noi a quella ci appenderemo. Ci aggrapperemo con tutte le nostre forze a quel pugno di parole, non dimenticandole mai più, per avere un risarcimento della nostra minorità. Pazienza per tutto il resto - il bello il sublime, l’eterno -, la nota stonata ci consola un poco, ci riavvicina al fuoriclasse del pensiero o della politica, ce lo rende più simpatico.
Ecco, sfogliando il libro di Alfredo Accatino Imbecilli. Un irresistibile compendio delle frasi più sbagliate e fuori luogo della storia (Salani, pagg. 132, euro 10) si finisce per trovare simpatici, tanto da volerli abbracciare, alcuni dei personaggi più famosi dell’era moderna. Per rendersi conto del perché, basta leggere alcune delle frasi celebri o meno che riportiamo in questa pagina - abbiamo selezionato soprattutto quelle relative al mondo della cultura - e che Accatino, il quale nella vita fa il creativo e quindi sa come in una riga a volte ci si giochi il successo, ha cercato e collezionato con pazienza certosina.
Le ha divise in quattro «Hit»: Quelli che non avevano capito niente; quelli che non erano in grado di capire; quelli che avrebbero potuto tacere ma non sono riusciti a farlo; quelli che non capivano cosa stessero dicendo. Insomma, Accatino dà la dimostrazione pratica di ciò che sosteneva lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, l’autore di 2001 Odissea nello spazio: «Quando uno scienziato anziano e stimato dice che una certa cosa è possibile, con quasi assoluta certezza avrà ragione; quando afferma che è impossibile, il più delle volte avrà torto». E anche di quanto sosteneva l’economista John Maynard Keynes: «Contro la stupidità anche gli dèi sono impotenti. Ci vorrebbe il Signore. Ma dovrebbe scendere lui di persona, non mandare il Figlio. Non è il momento dei bambini».
Certo, però, non vorremmo che Keynes vi risultasse antipatico a causa di questa bella frase.
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