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Se l'Italia perde con la Scozia Via Donadoni, arriva Ancelotti

Il contratto del ct, che sabato andrà a Glasgow per "spiare" gli avversari dell’Italia, è legato a doppio filo al raggiungimento della qualificazione ai campionati continentali 2008

Se l'Italia perde con la Scozia 
Via Donadoni, arriva Ancelotti

Firenze - Roberto Donadoni è un ct molto discusso. Perché viene dopo Lippi, campione del mondo, e per altri motivi ancora. A volte è crocifisso per responsabilità altrui (caso Totti gestito da una federcalcio romano-dipendente), in Nazionale ha un mandato a tempo (o si qualifica per l’europeo o torna a casa) ma ha un dono assoluto e raro. È persona trasparente che non conosce la doppiezza di certi colleghi abituati a navigare fra le onde anomale del calcio italiano. Così ieri a Coverciano il suo intervento diventa una specie di impietosa radiografia su tutti i tormenti del club Italia.

Senza omissioni, anzi assumendosi il doloroso incarico di comunicare venerdì sera a 4-5 convocati di restare a casa per la settimana successiva. «Volevo inserire dei nuovi e non ho molto tempo per farlo» la spiegazione che presta il fianco a più di una censura: i 5 che saranno rispediti a casa riceveranno, gratis, l’etichetta di bocciati. Ancora più franco è il giudizio ritagliato sull’Inter e il suo luccicante primato. «Se mi va bene schiera al massimo due italiani, e questo di sicuro non aiuta il mio lavoro». Reso ancora più clamoroso dalla considerazione che l’attuale campionato «senza la Juve, condizionato dalle sentenze di calciopoli, non è di basso livello ma certo è anomalo, meno interessante, anche se non ha compiuto un passo indietro quest’anno ma nelle ultime stagioni semmai» la sua analisi che finisce con lo smentire la teoria di Capello da un lato senza far luccicare lo scudetto interista. Donadoni comincia a divertirsi nel ruolo inedito di Ct, «mai viste tante partite come quest’anno» fa notare proprio quando il gioco si fa duro per la sua Italia («con la Scozia a 12 punti sabato sera, siamo costretti a vincere e basta»).
Eppure non mancano i motivi per dolersi del trattamento ricevuto dalla sorte («quattro mesi e mezzo di sospensione dell’attività azzurra, per via del lutto di Catania, sono un handicap, inutile nasconderlo») e da alcune vicende chiacchierate. Come il caso Totti, lasciato libero, per disposizione ignota («non so chi della federcalcio ha dato il suo parere»: Riva o Pancalli hanno detto sì? Non è dato sapere ufficialmente), di fare gol solo per la Roma fino a settembre inoltrato. «Poi si metterà in discussione, comunque Totti non dice a settembre torno e sono a tutti i costi in campo - l’aggiunta del ct - ora deve risolvere il problema del nuovo intervento, poi deciderò io» è il codicillo del ct triste e solitario destinato a riaprire il conflitto con i media romani molto sensibili nel difendere le virtù del proprio campione.

Identico il trattamento riservato dal ct a Cassano («sfrutti le occasioni di riscatto offertegli da Capello») e a Del Piero col quale, al ritorno da Tbilisi, si guardarono in cagnesco. Nessun colloquio dopo l’incidente diplomatico «ma la presenza qui di Alex è una bella risposta alle chiacchiere» la chiosa di Donadoni. «Del Piero sarà utile come gli altri, deve ritagliarsi i suoi spazi. Chiarire con lui? Parlo con tutti ma non devo chiarire niente con nessuno» la frase destinata allo juventino.

Sincerità per sincerità, l’Italia di questi tempi, in ritardo sulla qualificazione all’europeo del 2008, non può neanche permettersi un occhio speciale dedicato alle fatiche di Champions in calendario per Roma e Milan. «Dovremo utilizzare le migliori energie, bisogna vincere e basta» sintetizza il ct.

Per una volta nessuno se la sente di contestare.

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