Se Luttazzi capisce solo il lato B dell’esistenza non è colpa di nessuno

Dottor Granzotto sono allibita! Ho appena visto (lo so, non dovevo) il monologo di Luttazzi a Raiperunanotte. Quante le offese, le volgarità, contro me e tutti quelli che hanno votato questo governo e lo sostengono... Cavoli, ma come si fa a definire «geniale» (da quelli di sinistra) una così becera divulgazione di «pensiero»? Personalmente, mi sono sentita lesa, prima come persona e poi come cittadina che vota un presidente, che per i vari Luttazzi, Santoro, Travaglio e company, lo starebbe mettendo nel deretano a me, e a tutto il 60% degli italiani! Parlano di regime, ma provassero ad andare a farli i loro monologhi a Cuba, Corea o Cina... Poi, voglio proprio vedere, se il loro deretano resta uguale a quello con cui han cominciato! Scusi lo sfogo, ma oggi mi sono veramente sentita offesa!
Pordenone

Scusi, gentile lettrice, ma per chiarire il senso e giustificare il linguaggio della sua lettera devo spiegare a quanti non hanno sentito il bisogno di seguire Raiperunanotte perdendosi dunque la performance di Luttazzi, che costui ha a lungo intrattenuto il gentile pubblico sulla metodologia sodomitica. Il tutto illustrato con compiaciuta precisione di termini (ovviamente scegliendo i più volgari) per poi concluderne che vittime gioiose di quella pratica sarebbe il sessanta per cento degli italiani che si sono dichiarati contenti del governo Berlusconi. Confesso che anch’io non vidi quella trasmissione, come d’altronde mai ne vidi una condotta da Michele «Chi?» Santoro. Sono dunque andato a ripescarla nel mare magnum di Internet e devo dire che se non ho dato di stomaco, poco ci è mancato. Pare sia satira, ma è dura il dover accomunare a quel genere letterario un turpiloquio che avrebbe fatto arrossire Cicciolina quand’era al culmine della carriera di pornostar. Comunque, è ormai palese che la temuta egemonia culturale della sinistra si manifesta ormai nella sola padronanza della dialettica coprofila e sozzamente pornografa, primato che d’altronde lasciamo loro volentieri. A dire il vero, quando venivano rivolte agli ospiti sul palco, le telecamere inquadravano espressioni sgomente e sorrisi imbarazzati (salvo un’aperta risata di Marco Travaglio, evidente un cultore della materia). Però nessuno di loro ha obiettato, nessuno, in nome dell’etica e dell’estetica tanto care ai progressisti ha voluto dissociarsi, manifestare il dissenso. Andava bene loro così, insomma. E poi, s’è mai visto un «sincero democratico» che si mette contro le masse popolari, lì rappresentate dalla platea? Una platea che se la rideva di gusto, che si spanciava, che applaudiva cadendo in deliquio anche quando Luttazzi, riferendosi all’argomento trattato, la sodomia, se ne è uscì con un: «Vedo che sapete bene di cosa parlo!».
In ogni modo devo ringraziarla, gentile lettrice: costretto a vedere, grazie a lei, Raiperunanotte ho finalmente capito cosa intendono i Prodi, i Veltroni e dunque l’insieme del sincerume democratico per «bella politica»: quella andata in scena al Paladozza di Bologna per l’orchestrazione di Michele Santoro e la voce narrante di Daniele Luttazzi. La trasmissione ha inoltre fornito l’occasione per misurare la stazza della minchionaggine della Federazione Nazionale della Stampa la quale, in appoggio a Santoro, trìcchete e tràcchete ha indetto uno sciopero bianco «per la difesa della libertà di stampa e dell’informazione» (salvo quella firmata da Vittorio Feltri, c’è da dirlo?). Sciopero che stando ai fatti si è risolto nella difesa della sodomia, dei suoi mentori e dei suoi fans. De gustibus non disputandum recita l’antico adagio e figuriamoci se saremo noi a farlo.

Però ci conforta sapere che i «sinceri democratici» quei gusti hanno, ci conforta sapere che provano gusto a ciò che magnificò Luttazzi e sottoscrisse Santoro (e per la quale si va dritti all’inferno: Lettera ai Corinzi, 6,9).

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