I punti chiave
Ogni anno sono 360 i bambini contesi nelle cause di divorzio tra coppie di Paesi diversi. E prima che si arrivi a una soluzione passano anni, costringendo i minori a rinunciare alla mamma o al papà. Clamoroso è il caso dei «bimbi rapiti in Giappone», dove non esiste l'affidamento congiunto e dove, di fatto, lo Stato tutela le madri che fuggono con i figli. A complicare le cose ci sono leggi differenti di Paese in Paese. Nei Paesi arabi le madri non hanno diritti, in Sudamerica sembra impossibile solo contattare un giudice.
Emilio, Lorenzo, Lucia, ciao. Oggi leggiamo assieme uno dei vostri libri preferiti". I video di papà Michele Dall'Arno su Youtube iniziano tutti così e si avventurano in castelli con passaggi segreti, in illustrazioni di boschi incantati e in dolcissime storie della buonanotte. Come mai li pubblica su Youtube? Perché è l'ultima vana speranza che ha di comunicare con i suoi bambini. E nemmeno sa se loro tre (di 3, 5 e 7 anni) li possono vedere. Ma un padre disperato le prova tutte, anche questa, pur di comunicare con i figli.
Purtroppo questa non ha molto a che vedere con una storia di Natale. È l'odissea di Michele, originario di Forlì, ricercatore e professore universitario di Fisica quantistica all'università di Toyhoshi in Giappone. Laggiù, nel 2016, ha sposato una donna giapponese con cui ha avuto tre bambini. Poi le cose hanno cominciato a non funzionare più sia per problemi caratteriali sia, soprattutto, per profonde differenze culturali. Ma Michele non ha fatto nemmeno in tempo a parlare di separazione con la moglie: una sera è tornato e ha trovato la casa vuota. Lei è sparita con i figli. E non si sa dove sia andata. Da tre mesi non li vede e non ha loro notizie. Usa Youtube come estremo tentativo per contattarli. "Di fatto i bambini sono stati rapiti dalla madre" denunciano i genitori di Michele. E anche se la parola rapimento sembra qualcosa di eccessivo, non si tratta del primo caso.
IL METODO GIAPPONESE
In Giappone non esiste l'affidamento congiunto dei figli, per le donne giapponesi il "rapimento" è una sorta di "prassi" tutelata dallo Stato: la donna denuncia violenza domestica (basta una crocetta su un modulo, quindi nessuno nell'immediato verifica che ci sia stata o no). Così facendo riceve un ricovero e una sovvenzione in denaro dallo Stato. Crea uno status quo che nessun giudice giapponese infrangerà, in nome della continuità e conseguente tranquillità dei piccoli, visto che pare trascorra molto tempo prima di una sentenza definitiva.
A quel punto, in nome del benessere dei bambini, li si lascia nella casa e nella città dove la madre (che sarà quindi l'affidataria) li ha portati e si dirà che è opportuno frequentino la scuola scelta dopo il rapimento.
A novembre Michele ha ricevuto una mail nella quale la mamma comunica di avere trasferito la residenza dei bambini. Punto e tanti saluti. "Naturalmente nostro figlio si è subito rivolto ad un legale - spiegano i genitori Dal'Arno - che lo sta assistendo e consigliando, ma che non interviene per iscritto, poiché pare che in quella società ricevere la mail di un avvocato appaia un'aggressione intollerabile. Nostro figlio non si arrende e ha mobilitato Farnesina, Ambasciata a Tokyo, Consolato ad Osaka".
GLI ALTRI PAPÀ
Una storia fotocopia è quella di un altro italiano, Tommaso Perina: moglie nipponica, due figli portati via e rivisti (per pochissime volte) solo dopo anni. Vincent Fichot, papà francese a cui è toccato lo stesso incubo, ha portato avanti uno sciopero della fame davanti alla stazione di Sendagaya, a Tokyo, per richiamare l'attenzione di Macron durante una sua visita in Giappone, anni fa.
Le stime non ufficiali diffuse dalla ong Kizuna Child-Parent Reunion dicono che ogni anno circa 150mila bambini perdono i contatti con uno dei genitori. E anche se il Giappone ha ratificato Convenzione di Vienna e Convenzione Onu, la tradizione e l'abitudine sembrano più forti della legge.
IL NODO DELLA LEGGE
Purtroppo non tutti i paesi hanno sottoscritto e ratificato la Convenzione dell'Aia del 1980, che punta a una collaborazione tra istituzioni e ad accelerare i tempi per il rientro dei minori sottratti.
E per di più non sempre è immediato mettere in contatto le autorità o semplicemente parlare con un giudice, soprattutto quando i paesi coinvolti sono Africa o Sudamerica. Ci sono tante realtà complicate: ad esempio, le leggi dei paesi musulmani favoriscono nettamente l'affidamento al padre e tutelare le donne (anche) dall'avvilimento di non poter fare le madri è complicato. A giudizio di molti esperti la Convenzione dell'Aja risulta troppo garantista verso i genitori stranieri autori della sottrazione e troppo penalizzante per le madri e i padri italiani che cercano di ritagliarsi il loro ruolo. Inoltre, la discrezionalità interpretativa della Convenzione è molto ampia.
I NUMERI
Solo nel primo semestre del 2025 in Italia i minori sottratti a uno dei due genitori e portati all'estero sono stati 362. Ci sono 75 nuovi casi, oltre ai 278 ereditati dagli anni precedenti. I casi in cui le autorità italiane chiedono aiuto a quelle estero sono 40 su 75 dei più recenti. E 180 su 278 di quelli ancora pendenti. Nel 2024 erano stati segnalati 204 casi. E ne erano stati trattati 546 totali. La gran parte dei casi riguarda quattro paesi: Germania (11), Regno Unito (7), Spagna (7) e Brasile (5). Sul totale dei pendenti 33 riguardano la Romania, 21 il Regno Unito, 19 la Germania, 16 la Francia e 15 la Spagna. Il ministero degli Esteri fa notare che i casi spesso restano "aperti" per più anni, perché dipendono dall'esito dei procedimenti civili o penali nei paesi stranieri.
Tra aumento degli immigrati in Italia e fuga degli italiani all'estero, il fenomeno dei bambini contesi è in netto
aumento e, ancora troppo spesso, i genitori vengono lasciati soli nella loro battaglia legale. Soli (a metà) restano anche i figli. Ma sembra che a loro, tra cavilli legali e lungaggini burocratiche, nessuno ci pensi davvero.