Se il mister boccia sul campo i cronisti che vedono solo i gol

Se il mister boccia sul campo i cronisti che vedono solo i gol

Primo non prenderle? No, primo non usare frasi fatte e luoghi comuni. Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione italiana allenatori, perde la pazienza se trova un giornalista che spiega Genoa-Inter con la più riduttiva delle espressioni: se cioè riduce tutto al fatto che l’allenatore rossoblù, Alberto Malesani, avrebbe pensato prima di tutto a «non perdere». «Perché? Pensate che ci siano allenatori che invece scendono in campo per perdere?», si scatena il decano dei mister davanti alla platea dei giornalisti sportivi liguri dell’Ussi. L’occasione degli auguri di Natale diventa una lezione. Una lezione di quelle severe, perché Ulivieri non risparmia le critiche a chi tartassa quotidianamente un allenatore credendo che le sue scelte si possano ridurre a fissazioni di uno scriteriato. E lo fa a modo suo, usando una citazione da vernacoliere. «Se Malesani è esploso sono sicuro che è perché gliele avete rotte e non poco - sorride restando serio -. Un allenatore deve avere la pazienza di sopportare se uno gli schiaccia le palle. Ma se si mette anche a saltellarci su, ha diritto a reagire».
Ed ecco che l’analisi dell’ultima partita del campionato italiano, proprio Genoa-Inter finisce alla lavagna per una lezione di tattica. Tattica per giornalisti, perché il mister chiede a chi racconta una partita di non cambiare il giudizio se al novantesimo accade qualcosa. «La partita si è giocata e quello che è stato non cambia - sprona Ulivieri a essere meno schiavi del gol -. Piuttosto scrivete qualcosa che aiuta chi non ha visto la partita, a capire lo spirito del match, la chiave di lettura. Dovete essere come gli allenatori. Capirla in diretta e scriverla». E così anche la difesa con tre centrali del Genoa non può essere ridotta a «catenaccio» e basta, piuttosto è giusto dire che l’Inter ha vinto perché, oltre che essere superiore tecnicamente «si è sentito sicuro, non è stato messo in difficoltà, ha potuto attaccare con continuità». Anche se poi ha trovato il gol proprio mentre subiva i maggiori grattacapi.
Lezione di tattica che si conclude con un amarcord. Per sottolineare come il calcio italiano oggi abbia soprattutto «bisogno di più mentalità, più capacità di imporre la propria idea di gioco, cita un suo pupillo ai tempi della Samp. «Chiorri Alviero (rigorosamente prima cognome e poi nome, come era tanto caro agli Ultras blucerchiati, ndr) era quello che giocava per divertirsi e divertire», chiosa Ulivieri.
Ma quella del presidente degli allenatori non è stata l’unica lezione «rifilata» ai giornalisti sportivi. Poco prima un altro «prof», con titolo accademico tutt’altro che onorifico, aveva smontato un’altra fesseria che spesso si va ripetendo a proposito di allenatori e allenamenti. Paolo Barbero, ormai da sette anni guida dello staff dei preparatori del Genoa, ha spiegato come la conoscenza scientifica abbia rivoluzionato antiche «credenze» legate alla preparazione atletica degli sportivi. «Mi scappa da ridere quando sento dire che il Barcellona si allena solo 45 minuti al giorno - è uno degli esempi che meglio sintetizzano la presentazione di Barbero -. O che il Genoa ne fa solo un’ora e mezzo. Un tempo si pensava che la preparazione estiva servisse per riempire i serbatoi e avere benzina più avanti. Gli atleti non hanno serbatoi, rendono sulla base di quello che fanno in settimana. L’allenamento, e così la preparazione estiva, serve a preparare il fisico a svolgere il lavoro cui viene chiamato».
Anche i tanto annunciati «richiami» di preparazione durante le sosta hanno poco riscontro con la scientificità di un programma di allenamento. La spiegazione è molto semplice. «Durante una partita, per il 70 per cento del tempo, un giocatore cammina o si sposta con corsa leggera per il campo», mostra i dati il professor Barbero. Ma in questa fase l’atleta consuma pochissimo. Tutto lo sforzo, il dispendio di energia e quindi la necessità di recupero è concentrata nelle tante azioni brevissime, in scatti e salti. Il lavoro del preparatore si concentra proprio in quel momento. Che poi è anche il momento decisivo delle partite. E bisogna saperlo cogliere, con professionalità.

Una lezione impartita ai giornalisti presenti, che hanno anche premiato Maria Grazia Barile, la storia del giornalismo sportivo in gonnella, essendo stata la prima radiocronista italiana, e ancor oggi sulla cresta dell’onda in radio e tv locali.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica