SE QUESTO È GARANTISMO

Ci hanno messo settant’anni a capire che l’Urss non era il paradiso terrestre. Ci hanno messo una vita a capire che Stalin non era un benefattore dell’umanità. E forse qualcuno di loro non ha ancora capito bene adesso la differenza che passa tra il comunismo e Happy Days. Non si può pretendere troppo dai compagni del Pd. Anzi, bisogna ammettere che stanno facendo progressi: ci hanno messo solo 10 giorni per diventare garantisti sul caso Del Turco. Forza e coraggio, come direbbe Mike Bongiorno: dieci giorni non sono molti. Se vanno avanti di questo passo, ancora un piccolo sforzo e magari presto faranno altre scoperte interessanti, che ne so?, che è la terra a girare attorno al sole e che i dinosauri si sono estinti, a parte naturalmente qualche segreta stanza del Bottegone.
Ma sì, dai, ce la possono fare anche loro. Bisogna sempre aver fiducia negli uomini. Anche se non si comportano da uomini. Come i leader del Pd: quando hanno arrestato il loro compagno di partito Del Turco, presidente della Regione Abruzzo, infatti, non uno di loro ha speso una parola per difenderlo. Ricordate? Ottaviano è stato sbattuto in cella come il peggiore dei mafiosi, isolamento duro senza neanche la pietà di un libro da leggere. E loro, i compagni, che facevano? Tutti muti come pesci. Anzi, di più: pesci-cani.
Sono stati giorni surreali. Qualche flebile voce si levava dal centro, qualcuno più forte dal centrodestra. Invece dalla sinistra, nulla: un silenzio assordante regnava nel loft. Il crollo vocale della sinistra assumeva rapidamente proporzioni paragonabili al crollo elettorale. Era come se fossero stati presi tutti da una tracheite acuta con afasia incorporata. Veltroni? Muto. D’Alema? Non pervenuto. E il guardasigilli ombra rilasciava dichiarazioni così ombra che non se ne accorgeva nessuno. Potevano parlare di tutto in quei giorni i dirigenti del Pd: glottologia antica, semiologia lucana, astrofisica delle persiane, elettrodinamica degli orologi a cucù. Ma sul compagno Ottaviano sbattuto in galera, nemmeno una dichiarazione.
L’Unità addirittura evitava di accostare il nome Del Turco alla sigla Pd. Lo chiamavano in tutti i modi: governatore, ex sindacalista, ex socialista... Ex socialista soprattutto. Come a dire: non è dei nostri, in fondo lo sapevamo che chi respira di striscio l’aria craxiana resta ammorbato per sempre. Fino al giorno prima era uno dei loro governatori di punta: l’hanno scaricato in poche ore senza nemmeno farsi una domanda. Senza nemmeno farsi venire un dubbio. Com’era l’inno di Veltroni in campagna elettorale? «Mi fido di te». Ma come ci si fa a fidare di gente così? Preferirei avere come compagno di strada un boa constrictor della foresta amazzonica. Mi sentirei più tranquillo. Per dirlo con Jovanotti-Walter: mi fiderei di più.
Ora, dieci giorni dopo l’arresto, i leader del Pd si ritrovano nel loft e cambiano idea. E, meglio tardi che mai, cominciano a farsi qualche domanda: ma è necessario che Del Turco stia in carcere? Davvero le carte lo inchiodano? Non avremo dato troppa fiducia alla magistratura? Il guardasigilli ombra esce dall’ombra ed esterna dubbi. E lo sapete perché? Perché nel frattempo è esploso il caso Tavaroli con le accuse strampalate a Fassino e a Nicola Rossi, il conto Oak Fund e la presuntissima tangente Telecom. E così nel Pd si sono detti: meglio essere prudenti. Non si sa mai.
Si chiama garantismo a giorni alterni. Come le targhe delle auto nei periodi di smog. E nel loft di smog ce ne dev’essere parecchio: ottenebra la vista, non permette di vedere, ottunde la lucidità di giudizio. In fondo non ci voleva molto: bastava osservare le modalità dell'arresto di Del Turco per capire che la Procura aveva esagerato. E bastava dare un’occhiata alle carte per capire che era meglio scegliere la strada della cautela. O, per lo meno, per capire che un po’ di travaglio era meglio della linea Travaglio. Invece no: tutti giù a pestare. E a mormorare nei corridoi: «Ci sono prove schiaccianti», «Le carte lo inchiodano», «Ne ha fatte di tutti i colori». E allora avanti: «Buttiamolo a mare».
Ci sono voluti dieci giorni e il caso Tavaroli per costringerli a cambiare linea. E a prendere posizioni meno forcaiole nei confronti di un compagno di partito. Posizioni che noi del Giornale avevamo preso fin dal primo istante, convinti come siamo che il garantismo non si possa applicare col torcicollo, solo a destra o solo a sinistra. Guido Del Turco, il figlio di Ottaviano, mi ha mandato un sms: «Hai visto? All’inizio eravate l’unica voce dissonante, ora tutti a poco a poco ci stanno arrivando. Grazie».

Per carità: abbiamo fatto ciò che sentivamo giusto e se ora altri ci seguono, seppur a scoppio ritardato, non possiamo che esserne felici. Ma resta un dubbio fondamentale: voi ci andreste in cordata con dei compagni che, se scivolate in una scarpata, ci mettono dieci giorni prima di tendervi una mano?
Mario Giordano

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