Sta succedendo qualcosa di bello. E bello indipendentemente da destra, sinistra e centro. Bello e basta. Perchè, da quando è di fatto iniziata la campagna elettorale per le amministrative di primavera, a Genova è tornata la passione per la politica.
Usciti dalle secche del tristissimo dibattito sulle primarie delle primarie nei Ds e sulla vicenda Margini-Vincenzi, finalmente si è arrivati alla passione vera. Al dibattito che, grazie al cielo, non è fatto solo di titoli di giornale. Pensate che la querelle fra i due diessini - che, a leggere i giornali, ma non fortunatamente questo Giornale, sembrava fosse lunica notizia esistente un mese fa in città - alla fine ha interessato solo il 10 per cento degli iscritti dei Ds. Cioè una nicchia della nicchia. Monopolizzando il 90 per cento dei titoloni dei giornali. Roba da malati.
Ora, invece, si fa sul serio. Grazie, da un lato, alle primarie del centrosinistra che - nella fase iniziale, quando sembrava che la candidatura di Zara potesse effettivamente spezzare la monoliticità dei partiti - hanno creato interesse. Interesse presto scemato, visto che, giorno dopo giorno, siamo al solito teatrino. Tre candidati che dicono cose diversissime fra loro, inconciliabili, divisi da «distanze siderali» solo per prendere a prestito le parole che hanno usato loro stessi e non usare termini più pesanti. Ma che alla fine dovrebbero dire le stesse cose. E votare per chi sostiene posizioni inconciliabili, solo in nome dellantiberlusconismo. La stessa ricetta usata per le vittorie di Prodi e del centrosinistra in Regione. Si è visto, a Palazzo Chigi e a De Ferrari, con quali risultati.
Laltro elemento di vitalità, reale, è un centrodestra competitivo. La scelta di Enrico Musso e di Renata Oliveri come candidati a sindaco e presidente della Provincia è stata una buona scelta. E, complici le tendenze nazionali, la partita è aperta. Intendiamoci, siamo a Genova. E dire che la Oliveri e soprattutto Musso sono favoriti, sarebbe falso, sbagliato e un modo per prendere in giro gli elettori. Lonestà intellettuale e il rispetto dei lettori e della loro intelligenza deve venire prima di qualsiasi cosa. Quindi, nessun trionfalismo fuori luogo e prima del tempo. Occorre tener conto che si corre a Genova. Ma, per lo meno, si corre davvero. Senza essere condannati già da subito, prima ancora dellapertura della campagna elettorale, a rimanere fermi al palo sui blocchi di partenza, guardando gli avversari correre via.
Ecco, qui sta la novità. Nel fatto che, stavolta, i contendenti saranno due (quattro, contando la Provincia) e non uno (due, con Palazzo Spinola) solo. E che la battaglia è apertissima.
Conviene al centrodestra, certo, che può sperare di vincere. E conviene al centrosinistra. Perchè, senza opposizione - opposizione degna di tal nome, intendo, chiunque sia al governo e chiunque sia allopposizione - si governa male. Gli ultimi anni di Genova lo dimostrano.
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