Sea, i dubbi della Regione non scuotono Albertini: «Dobbiamo privatizzare»
1 Luglio 2005 - 00:00«Operazione positiva come la vendita di quote Aem: lalleanza con Edf farà costare meno lenergia»
Chiara Campo
«Noi dobbiamo privatizzare». Dopo il dietrofront della Regione, che non intende partecipare al gioco del rialzo nellasta competitiva per la vendita del 34 per cento di azioni Sea del Comune, il sindaco Gabriele Albertini ieri ha ribadito le intenzioni di Palazzo Marino. Neanche a farlo apposta pochi minuti prima, aprendo i lavori dellassemblea generale di Federmeccanica che si è tenuta nella sede milanese di Assolombarda, il primo cittadino aveva lodato le privatizzazioni, portando in palmo di mano il caso Aem. «Conoscete - ha sottolineato - quanti e quali resistenze, a volte ideologiche e pregiudiziali, abbiamo incontrato nel privatizzare le aziende municipalizzate. Si tratta della paura dei partiti di perdere potere e poltrone nelle aziende pubbliche, perché con le privatizzazioni nuovi protagonisti prendono posto sul mercato, dunque significa anche smantellare questo antico sistema di privilegi, purtroppoo radicato nel nostro Paese, che ostacola la competitività».
Restringendo il campo ad Aem, Albertini ricorda che il Comune, cedendo il 56,6% del capitale, «ha realizzato e potrà ancora avviare opere pubbliche fondamentali». Secondo traguardo della manovra: «Lalleanza con il colosso francese Edf per il controllo della Edison. Oggi in Europa siamo quelli che pagano lenergia elettrica a costi più elevati, mentre una più ampia presenza di operatori sul nostro mercato porterà benefici significativi». Tema che, fa presente il sindaco, «viene alla ribalta proprio nei giorni in cui il caldo spinge i consumi fino a battere qualsiasi primato di domanda energetica. Anche privatizzata, Aem rimane la storica azienda dei milanesi, ma diviene più competitiva e accresce il prestigio della città allestero».
Albertini cita gli altri fiori allocchiello della sua giunta: cablaggio, depuratori, Scala, la nuova Fiera di Rho-Pero, Città della moda. «Da quanto tempo - domanda - Milano non brillava per i suoi grandi progetti e la capacità di realizzarli? È tornata a credere nella sua crescita perché si è creata unalleanza forte tra istituzioni, cittadini, università, imprese e associazioni. Dobbiamo lottare per difendere questo modello ed esportarlo in tutto il Paese, per farne un marchio di successo che parli allestero di noi e della nostra creatività». Lo scoglio che rimane da superare: «Il muro di gomma della burocrazia contro cui si scontra pure il Comune.
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