Il congresso dellItalia dei Valori è taroccato. Il Giornale ha già raccolto nei giorni scorsi questa impressione, oggi a denunciarlo con forza è il segretario provinciale spezzino dei dipietristi, Domenico Zito. Che ci sia qualcosa che non quadra nel partito che vuole moralizzare lItalia emerge direttamente dalle dichiarazioni del funzionario eletto appena un anno fa e subito rimesso in discussione nonostante lo statuto lo preveda in carica per tre anni.
Zito esprime «perplessità sul rispetto delle regole da parte del commissario regionale, onorevole Giovanni Paladini, sulle procedure di convocazione di questo congresso, non rispettose dei regolamenti congressuali». E spiega subito meglio perché senta puzza di bruciato, perché a suo avviso, quelli delle mani pulite debbano aver imparato qualcosa dai partiti della Prima Repubblica che tanto hanno combattuto. «Lelenco degli iscritti, compreso il numero delle adesioni - fa notare Zito - mi è stato messo a disposizione solo pochi giorni prima dellassemblea congressuale». Non sembri una mera questione procedurale. Il numero e i nomi dei tesserati sono decisivi. Anche perché i dubbi si fanno più forti proprio sul metodo della «campagna tesseramento», su certe cifre «schizzate» alle stelle e quindi sullinfluenza che può avere chi dispone di più iscritti.
«Riguardo la campagna tesseramento - incalza il segretario provinciale IdV - nello spazio di un anno il partito ha aumentato nello Spezzino le iscrizioni dalle 600 del 2007 alle 2450 del 2008. Nel 2007 alle elezioni provinciali il partito ha ottenuto 2850 voti, nel 2008, alle politiche, 5400». Di fatto un elettore su due è anche iscritto. Fatto al limite dellimpossibile, che desta qualche dubbio sulla reale consistenza delle tessere staccate. «Questa esplosione - osserva Zito - avrebbe avuto la necessità di osservare una maggiore attenzione, coinvolgendo gli iscritti a un confronto preliminare sui temi politici del territorio». Già, gli iscritti. E limmagine del partito.
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