"Il segreto del successo? Portate con voi la famiglia e non temete di fallire"

La cantante Ariana Grande ritorna nel mondo di Oz nei panni di Glinda in "Wicked: For Good" di Jon M. Chu

"Il segreto del successo? Portate con voi la famiglia e non temete di fallire"
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da Los Angeles

In un momento in cui il mondo sembra oscillare tra incertezze e voglia di leggerezza, la magia torna a farsi spazio sul grande schermo grazie a Wicked: For Good, film che ci ricorda quanto possa cambiare tutto se proviamo a guardare le cose da una prospettiva differente. Ariana Grande, due Grammy vinti e oltre novanta milioni di dischi venduti, torna nel celebre universo di Oz interpretando la solare Glinda (o Galinda, come all'inizio della saga). Collegata via zoom da New York, appare molto simile al suo personaggio sullo schermo: gentile e ottimista.

Nelle sale italiane dal 19 novembre, la seconda parte di Wicked è il seguito di un fenomeno cinematografico. Il primo capitolo, tratto da un musical di Broadway nato nel 2003 e basato sull'omonimo romanzo di Gregory Maguire, ha infranto record dopo record. Il primo film ha raccolto 753 milioni al botteghino, diventando l'adattamento cinematografico da musical con gli incassi più alti di sempre.

Attrice e cantante nata in Florida nel 1993, di origini siciliane e abruzzesi, la Grande ha iniziato la sua carriera nel 2009 lavorando in Victorious, una sitcom di Nickelodeon. L'anno successivo ha pubblicato il suo primo album e il resto è storia. Wicked è la meritata incoronazione, per un'artista giovane con un talento fuori dal comune.

Un'evoluzione costante la sua, a cui abbiamo assistito anche fra i due capitoli di Wicked. Ora Glinda ritorna con nuove sfumature, mostrando nuovi lati della propria personalità, come ha affrontato questa sfida?

"In realtà non mi sono quasi accorta della transizione, perché abbiamo girato i due film allo stesso tempo. Sembra una cosa da matti, ma da lunedì a mercoledì giravamo il primo capitolo, poi da giovedì a sabato lavoravamo al secondo. Per un periodo che mi è sembrata un'eternità ma che ricordo con gioia. Ho cercato di dare continuità al mio personaggio, accertandomi che, anche sotto quella scintillante bolla di privilegio in cui la vediamo all'inizio, trasparissero già le insicurezze e le ferite che la spingono a cercare costantemente l'approvazione degli altri. Ora la vedrete alla prese con il su lato più oscuro".

Come è stato adattarsi alle due diverse personalità di Glinda?

"Amo questo lato del mio lavoro. È bello non sapere cosa succederà il giorno dopo sul set, se sei preparato nel modo giusto. Per esempio, abbiamo girato alcune delle scene dal fortissimo climax emotivo che vedrete in Wicked: For Good in un giorno qualunque, quasi inaspettatamente. Avevo studiato a fondo, questo mi ha permesso di mettere tutto da parte e rispondere con onestà a ciò che succedeva al mio personaggio. Credo sia stata una delle sfide più grandi della mia carriera, infinitamente gratificante".

C'è stata una particolare interazione con un fan che le è rimasta nel cuore?

"Sono grata a tutti gli ammiratori, però quando ho dovuto cantare Popular (uno dei brani più famosi del primo capitolo, ndr) insieme a Remington, un bambino di quattro anni, sono rimasta davvero a bocca aperta. Non sapevo che sarebbe successo e mi sono ritrovata sul palco insieme a lui, tenero e bravissimo. Davvero un momento speciale".

Un progetto colossale, reso possibile grazie a un regista capace di gestire un cast e un set di questo calibro, con scene da grande classico del cinema alternate a spettacolari numeri di ballo con oltre trecento figuranti. Com'è stato lavorare con Jon M. Chu?

"È un uomo la cui personalità si allinea perfettamente all'enorme talento visionario. Un leader, che tiene conto dell'esperienza umana dei suoi performer. Questa empatia, unita alle grandissime competenze tecniche, lo rende il regista ideale. Ha portato il perfetto equilibrio fra preparazione meticolosa e precisione ossessiva, alternate a grande libertà artistica e curiosità. Dopo avere girato le scene come erano state programmate, ci permetteva sempre di improvvisare e andare a caccia di farfalle, per vedere cosa sarebbe nato dalla nostra creatività. Ha creato una grande squadra e ci ha dato massima fiducia. Sempre a suo agio, rispettoso, al punto che tutti noi ci siamo sempre sentiti al sicuro, liberi di dare tutto quello che avevamo".

Che consiglio darebbe ai giovani artisti che sognano una carriera come la sua?

"Credo che la parola chiave sia supporto.

Portate con voi la vostra famiglia o la famiglia che avete scelto, perché il sostegno delle persone che amiamo è la cosa più importante. Anche se arriva un fallimento, non spaventatevi, non distraetevi, imparate qualcosa di nuovo e continuate a lavorate sulla vostra arte".

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