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Sembler e Fini cancellano i dissidi: «Rapporti Italia-Usa mai così forti»

Letta conciliante con l’ambasciatore: «Mi rammarica quanto sta accadendo per il caso Abu Omar»

Massimiliano Scafi

da Roma

Hamburger alla piastra, birra ghiacciata, palloncini colorati, swing. Ma nel chiassoso quattro luglio festeggiato a Villa Taverna non c’è solo l’umido del parco, c’è anche qualche residua nuvola del caso Abu Omar. Si sente nel messaggio ufficiale spedito a George Bush da Carlo Azeglio Ciampi. «L’amicizia e la collaborazione tra Italia e Stati Uniti - scrive il capo dello Stato - traggono ispirazione dalla fede condivisa nei comuni ideali di libertà, democrazia e progresso e affondano le loro radici in una solida alleanza». Però, aggiunge, «presuppongono lealtà e rispetto reciproco». Lo si deduce dal discorso di Mel Sembler: «Le nostre relazioni non sono mai state così forti e continueremmo a crescere. L'America continua a proclamare la libertà nel mondo e rimane un Paese pieno di speranza e promesse dove le opportunità crescono rigogliose, dove tutti siamo uguali di fronte alle legge e dove le nostre libertà vengono celebrate». E lo si percepisce anche dalla parole che Gianfranco Fini usa per chiudere definitivamente l’incidente: «Condivido quello che ha detto l’ambasciatore, i rapporti in questo periodo sono sempre stati ottimi e lo resteranno».
Il giallo dell’imam rapito resta dunque a galleggiare sullo sfondo. In mattinata la secca nota di Palazzo Chigi: «Né il governo, né il consigliere diplomatico, nei i servizi di sicurezza hanno mai avuto alcun tipo di notizia da parte delle autorità statunitensi». l’Italia non sapeva: «Nessun contatto, nessuna conversazione, nessuna condivisione di informazione, nessuna autorizzazione concessa o solo richiesta». In serata, l’affollatissimo ricevimento per l’Indipendence Day, l’ultimo celebrato da Sembler: per l’Italia governo e opposizione sono quasi al completo.
L'ambasciatore americano è già sul palco, con il discorso in mano, quando tra gli invitati riconosce Gianni Letta. Scende e gli va incontro. «Gianni, ti ringrazio di essere venuto, sapevo che eri molto occupato», dice, e il sottosegretario gli risponde: «Sono molto rammaricato per quello che sta accadendo», riferendosi al caso di Abu Omar. «Questa mattina - prosegue Letta - ti ho dovuto disturbare e fare quella smentita perché quando ho aperto i giornali mi sono davvero preoccupato». Sembler replica con un sorriso ed una pacca sulle spalle: «Mi raccomando, ora che lascerò l'ambasciata americana qui a Roma, ricordati di me e fammi fare il visto per tornare qua da voi in Italia».
Ma nonostante le precisazioni, le divergenze di vedute e i malintesi, quasi nessuno stavolta ha snobbato Villa Taverna. Oltre a Fini e a Letta, il governo è rappresentato da Antonio Martino, Domenico Siniscalco, Stefania Prestigiacomo, Mario Landolfi e Rocco Buttiglione. Folta anche la schiera dei leader del centrosinistra. Piero Fassino e Francesco Rutelli sono tra i primi ad arrivare, poi ecco anche Giorgio Napolitano, Pierluigi Castagnetti, Lamberto Dini, Valdo Spini, Enzo Bianco. C’è pure il capo della polizia Gianni De Gennaro. Sembler sta per tornare a casa. «È il mio ultimo 4 luglio è sono felice di passarlo qui, con i rappresentanti del popolo italiano.

È stato un onore e un privilegio lavorare qua e ci aspettiamo che le forti relazioni tra i nostri due Paesi continuino pure negli anni futuri».

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