Roma

Sembra essersi arenato il progetto di portarle a 14. Robilotta (Sr): «Un’anomalia che complica l’iter legislativo e blocca la macchina del consiglio» Commissioni regionali, il taglio dimenticato La Pisana ha il record nazionale: 24 tra permanenti e sp

Seguendo la moda si potrebbe definirla la «commissionopoli» di Piero Marrazzo. Era il 18 settembre quando i capigruppo dell’opposizione regionale di centrodestra presentarono alla stampa un emendamento per ridurre le commissioni consiliari dalle attuali 24 a 14, proprio come previsto da un articolo di legge approvato nell’ultima Finanziaria. «Portiamole a 16 - fu la controproposta della maggioranza -: una speciale e 15 permanenti». È passato oltre un mese da allora, ma alla Pisana il dibattito sulla riduzione è ancora fermo al palo. Anche se tutti, da destra a sinistra, concordano sulla necessità di tagliare drasticamente il numero di commissioni in Regione, che è record a livello nazionale. Attualmente in Consiglio figurano infatti 18 commissioni permanenti e 6 speciali, per un totale di 24. La seconda classificata, il Piemonte, è addirittura a 14 (8 permanenti e 6 speciali). Emblematico il caso della Lombardia governata dall’azzurro Roberto Formigoni: le commissioni sono otto, un terzo di quelle vantate dal suo omologo Piero Marrazzo. E a fronte di una popolazione di 9.032.554 abitanti - secondo i dati del censimento generale del 2001 - contro i 5.112.413 del Lazio: quasi il doppio, in sostanza. Fanalini di coda Molise e Basilicata con sole 4 commissioni permanenti.
«Quella del Lazio - commenta il capogruppo regionale dei Socialisti riformisti, Donato Robilotta - rappresenta un’anomalia che complica l’iter legislativo e blocca la macchina del Consiglio. Che fine ha fatto la riduzione delle commissioni che la maggioranza annunciò in pompa magna solo per avere qualche titolo sui giornali? Perché non hanno ancora risposto alla nostra proposta di ridurre le permanenti da 18 a 12 e le speciali da 6 a 2? La realtà è che poi non riuscirebbero ad accontentare tutti gli ex presidenti». Ma Robilotta apre un altro fronte caldo: quello dei gruppi con un solo consigliere. «Lo sdoppiamento del gruppo di Piero Marrazzo - prosegue - ha portato il totale a 22. Dov’è Robespierre, quel Luigi Nieri (l’assessore al Bilancio di Rifondazione, ndr) che tuonava contro i monogruppi e ora non dice una parola perché a farli sono esponenti della sua parte politica?». Il riferimento è alla recente nascita, passata praticamente sotto silenzio, del gruppo consiliare «Lista civica per il Lazio», costituito dal presidente Roberto Alagna. Cioè dal consigliere che prima era il quinto componente del gruppo «Lista civica Marrazzo» (ora ribattezzata «Lista civica Marrazzo per il Partito democratico») insieme con il presidente Massimo Pineschi, Luigi Canali, Daniele Fichera e lo stesso governatore.

Un po’ come successo in Campidoglio insomma, dove la «Lista Veltroni» ha rifiutato di sciogliersi nel gruppo del Pd: il nuovo partito che era nato per aggregare, in Comune e Regione finora ha solo moltiplicato le poltrone.

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