RomaÈ quasi legge il ddl sviluppo, il collegato alla Finanziaria 2009, giunto a un anno dalla presentazione alla quarta lettura in Senato. Oggi Palazzo Madama lo approverà definitivamente. LItalia ritorna così nel novero dei Paesi che producono e utilizzano energia elettrica nucleare, ma soprattutto si dota di procedure più snelle per quanto riguarda tutto il settore energetico a partire dalla realizzazione dei rigassificatori che da domani dovrebbe essere meno problematico.
Il provvedimento, curato dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, si interessa pure di altri ambiti come la tutela dei consumatori attraverso norme per la trasparenza dei prezzi e soprattutto la possibilità di sottoscrivere polizze di assicurazioni pluriennali a condizioni vantaggiose. Ultimo ma non meno importante la tutela del «made in Italy» ad ampio raggio: da una parte con multe e pene più severe per la contraffazione di marchi e prodotti dallaltro con lo sviluppo di piani organici per le imprese italiane che potranno più facilmente mettersi in rete e cogliere nuove opportunità di sviluppo.
«Con questo provvedimento - ha detto in aula Scajola - passiamo dalle misure di emergenza per affrontare la crisi a riforme strutturali per avviare i processi di modernizzazione delleconomia italiana». Il ddl sviluppo, ha aggiunto il ministro, è «un provvedimento che non è fatto di lenzuolate, ma di riforme vere». Un chiaro riferimento ai decreti del predecessore Bersani in tema di liberalizzazioni i cui effetti sono sbiaditi nel tempo. Le nuove norme, invece, rappresentano una «svolta decisiva alleconomia del Paese».
Almeno in quarta lettura liter è stato meno complicato anche se qualche ostacolo si è frapposto a unapprovazione ancor più rapida già ieri sera. Tornato a Palazzo Madama la scorsa settimana dopo lok della Camera che ne aveva modificato il testo accogliendo alcuni rilievi del ministero dellEconomia, la trattazione in commissione Industria è stata rapida. Martedì il relatore Antonio Paravia (Pdl) ha presentato la nuova versione del testo e ieri in due sedute consecutive i commissari hanno licenziato il testo. Grazie alla sapiente regia del presidente Cesare Cursi (Pdl) sono stati respinti tutti gli emendamenti dellopposizione.
Nel primo pomeriggio il testo è stato portato in aula e lì il percorso si è leggermente accidentato. Respinte per alzata di mano le pregiudiziali di costituzionalità presentate dai dipietristi dellItalia dei valori, i senatori hanno dovuto affrontare i circa trenta emendamenti presentati in aula e anche gli ordini del giorno. Il rischio di slittamento a questa mattina per il voto finale è diventato via via concreto.
«Abbiamo assunto limpegno di concludere prima della pausa estiva e labbiamo mantenuto», ha commentato comunque soddisfatto Cesare Cursi ricordando che lItalia «spende ogni anno 60 miliardi per lenergia elettrica, quattro punti di pil e da oggi potrà allinearsi agli altri Paesi europei con un mix più omogeneo di fonti energetiche».
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