Senato al rallentatore per cacciare il governo

Insediatosi al governo, nonostante rimanga ancora irrisolto il nodo della verifica dei voti reali ottenuti dai due schieramenti, e sostenuto con il voto determinante di senatori a vita non eletti, Prodi «e compagni di merenda» stanno trasformando l’Italia in un Paese a regime totalitario. Tutte le cariche, comprese quelle di garanzia, che dovrebbero essere neutrali e quelle di controllo, che dovrebbero essere appannaggio della opposizione, sono di fatto occupate e controllate dai partiti di regime. Oggi, di fronte al tentativo governativo di occupare manu militari la Rai, il senatore Schifani annuncia che la Cdl è pronta a bloccare i lavori del Senato. Meglio tardi che mai, viene da dire. È una decisione che la Cdl avrebbe dovuto prendere dal primo giorno della legislatura e portare avanti ogni giorno su qualsiasi provvedimento (anche il più insignificante) posto alla discussione e al voto del Senato.

Aspettiamo che questa volta alle parole seguano i fatti anche se ci speriamo poco: se la Cdl avesse adottato questa tattica dal primo giorno (bloccare o quanto meno rallentare - usando tutti gli strumenti del regolamento - le attività del Senato e dove possibile anche quelle della Camera) il governo Prodi avrebbe fatto meno danni alla democrazia e al popolo italiani. Persino Napolitano sarebbe stato costretto a prenderne atto e a sciogliere le Camere indicendo nuove elezioni.

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