La sentenza può slittare Rischio-caos per le coppe

Se non ci saranno i verdetti entro martedì, per l’Uefa farà testo il processo di primo grado. Strenua difesa di Lazio e Fiorentina. Oggi tocca al Milan

da Roma

Il processo di appello davanti alla Corte Federale va per le lunghe. Malgrado le accelerazioni imposte dal presidente Piero Sandulli, le sentenze che dovrebbero porre fine al più grande scandalo del nostro calcio, non potranno essere pronunciate prima di domani sera, martedì 25 luglio, ultimo giorno utile imposto dall’Uefa alla federcalcio italiana per iscrivere sette nostri club alle coppe europee, quattro alla Champions e tre all’Uefa, in base alla classifica scaturita dal giudizio d’appello. Ma i tempi si allungano, le sentenze potrebbero slittare a mercoledì, nel qual caso farà testo per l’Europa la classifica scritta dalle prime sentenze della Caf.
Tutte le previsioni sono saltate ieri a causa della lunghezza degli interventi degli avvocati difensori. Dovevano esporre le loro tesi in 17, vi sono riusciti in 11. L’ultima tornata oggi, per sei, con inizio alle 15, quando toccherà al Milan scendere nell’arena per difenderesi e cercare di mantenere la serie A visto che il Procuratore federale Stefano Palazzi per i rossoneri ha chiesto la retrocessione in B. «Domani (oggi per chi legge, ndr) probabilmente si chiuderà la fase dibattimentale. Le sentenze? Per quelle c’è tempo», ha precisato Sandulli al termine di una domenica che ha visto come protagonisti Juventus, Fiorentina e Lazio.
Le udienze si erano aperte con le arringhe dei difensori dell’arbitro Paparesta; con l’accorata difesa di quelli di Tullio Lanese, ex presidente Aia («È stato condannato all’ergastolo sportivo, era alle cene solo per ruolo politico e nell’interesse dell’associazione arbitri»); con la singolare difesa dell’altro fischietto Dondarini che, lasciato dal legale di fiducia, ha presentato una difesa di due pagine «scritta di mio pugno di notte». Assente Moggi, per lui ha chiesto «equilibrio e il coraggio di abbracciare tutta la complessità dei fatti» l’avvocato Gianaria.
Poi, nel pomeriggio, i fuochi d’artificio. Ha iniziato Diego Della Valle con un accorato intervento: «Fermiamoci e valutiamo con attenzione i fatti. Sono tre mesi che siamo in questo tunnel e sono sempre stato sereno proprio perché mi basavo sui fatti. Qui c’è una serie di anomalie, ho sentito tutte le intercettazioni per 9 ore nella Procura di Napoli e non c’è una sola nostra richiesta di favori arbitrali. A cominciare da quell’intercettazione con Bergamo, la mamma di tutte le intercettazioni. Senza dimenticare le battaglie che ho fatto in quel periodo». Ci hanno poi pensato gli avvocati difensori a cercare di scaricare il peso delle responsabilità viola, presentando la documentazione (e contestando l’art. 1 comma 4 del Cgs) dove Diego Della valle non appare come socio o tesserato della Fiorentina, così come il fratello Andrea e l’ad Mencucci sarebbero subentrati in periodo successivo ai mesi sotto esame del campionato 2004/05.
Assurdo parlare di illecito in Lazio-Brescia anche per i difensori della Lazio, con la telefonata incriminata, ma istituzionale, a Franco Carraro (che, presente, ascoltava con interesse) e, soprattutto, con la deposizione rilasciata all’Ufficio Indagini e ieri presentata dalla lazio, che scagiona i biancocelesti da qualsiasi ipotesi di illecito.

«Un arbitro che qualche giorno dopo a Coverciano ha ammesso davanti a tutti i colleghi di aver commesso un errore a danno della Lazio, non dando un rigore, ma fischiando la simulazione», ha concluso l’avvocato Gianmichele Gentile, fiducioso nel ribaltamento delle sentenze meno sulla possibilità di ricorrere al Tar.

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