n fenomeno analogo, per quello che può dire un nome a ciò che abbiamo detto nel rapporto tra Pietro Cavallini e Giotto, ovvero tra pittura romana e pittura fiorentina, si può riconoscere in un grande scultore, ancor più di Cavallini sommerso nella storia dellarte dominata dal pregiudizio di un primato toscano, nella personalità dello scultore Marco Romano. Romano, benché non riconosciuto in opere a Roma, ma in un vario peregrinare, è intercettato dalla felice intuizione critica di Giovanni Previtali a Casole Val DElsa, a Siena, a Cremona e a Venezia.
Trentanni fa non si sarebbe affiancato il suo nome a quelli grandi e ammirati di Antelami, di Nicola e Giovanni Pisano, di Tino di Camaino, semplicemente perché sconosciuto. Ma alla verifica e al confronto delle opere a lui riferite si ha la perfetta percezione di un gigante. Anche in relazione a Giovanni Pisano, affianco del quale lavora nel cantiere del Duomo di Siena, Marco Romano si annuncia, in apertura del nuovo secolo, con il monumento sepolcrale di Bernardino Aringhieri detto Messer Porrina. Per la prima volta nella scultura italiana abbiamo davanti, solitario e pieno di sé, nonostante la vanità e la precarietà dellesistenza, un uomo che sfida il tempo. Non un santo o un profeta, ma una persona viva, un ricco grasso e compiaciuto. Qualche tempo dopo questa esaltazione delluomo nella sua nuda esistenza, si ritroverà trasferita anche nelle tre statue per la facciata della cattedrale di Cremona: una umanissima Madonna con il bambino e i due santi Imerio e Omobono, due cittadini benestanti travestiti da santi.
Ma ancora più sorprendente, al culmine della parabola artistica di Marco Romano, è il San Simeone nella chiesa di San Simeone Grande a Venezia, un uomo dormiente su un sarcofago, nel quale leggiamo la firma dellartista e la data 1318. San Simeone non è morto, dorme un sonno leggero, mentre la barba morbida gli scende verso il basso. Nessun artista, neanche nellantichità, e prima di Jacopo della Quercia e di Ilaria del Carretto, aveva rappresentato il sonno con tanta delicata verità.
Temperamento lirico Marco Romano, nelle opere che conosciamo e anche nel crocifisso ligneo a grandezza naturale proveniente dalla chiesa di Radi di Montagna, primo scultore attento ai sentimenti e allintimità piuttosto che alla rappresentazione di alti pensieri e concetti o di una concezione drammatica o tragica, come si avverte al confronto con i santi e i profeti di Giovanni Pisano. Proprio per questo la sua improvvisa riapparizione costituisce una sorprendente novità e declina la scultura in una dimensione, per lepoca, assolutamente inedita.
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