da Napoli
Per venticinque giorni, una giovane romena, sposata e madre di 3 figli piccoli (nonostante i suoi 21 anni), è stata sequestrata e violentata, da una intera famiglia di rom: padre, madre e figlio. I tre sono stati arrestati dalla polizia nel corso di un blitz nel campo nomadi di Scampia. La vittima all'arrivo dei suoi liberatori è esplosa in un pianto a dirotto.
Questa assurda storia di violenza, che ancora una volta riaccende la preoccupazione nei napoletani per la presenza dei campi rom in città, ha avuto inizio nel giorno della vigilia di Natale, per il capriccio di un giovane nomade, 17 anni, di origine serba. Il malvivente aveva adocchiato la romena mentre era a passeggio nel quartiere periferico di Ponticelli. Ai genitori aveva comunicato la decisione di voler sposare la ragazza e chiesto loro aiuto per poterla «conquistare».
Detto fatto, scattò l'agguato: la giovane fu presa con la forza e sbattuta in un furgone e poi portata in una baraccca del campo rom. Da quel momento è iniziato l'incubo. La ragazza per oltre un mese ha dovuto subire angherie di ogni genere. E violenze sessuali. A volte, anche davanti ai genitori. Quando gli odiosi incontri non avevano luogo, la vittima era tenuta d'occhio da due carcerieri. Nel frattempo, mamma e papà, stavano organizzando il matrimonio, da celebrarsi rigorosamente secondo il rito rom.
Laltro giorno però la prigioniera è riuscita a sfuggire ai suoi aguzzini e a impossessarsi di un telefonino. Con quello è riuscita ad avvertire un parente e quindi lallarme è arrivato alla polizia.
La famiglia che la teneva in gabbia è stata ammanettata e condotta in carcere (ovviamente, in diversi istituti). I tre malviventi del campo nomadi di Scampia, sono accusati di sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo, lesioni personali e minacce.
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