La partita del contratto collettivo va oltre i tempi supplementari, ma il risultato resta lo stesso. Nemmeno il tentativo in extremis dell’Assocalciatori,che sposa la tesi dell’accordo «ponte» lanciato giovedì sera dal presidente De Laurentiis, riesce a rigonfiare il pallone. Niente serie A, l’ufficialità arriva poco dopo mezzogiorno di ieri: Tommasi usa finalmente la parola sciopero - «mascherata » nelle ultime ore dalla delega al presidente Figc di far slittare il torneo non appena incassato l’ennesimo no della Lega e di Beretta. La cui linea comincia a essere contestata da molti presidenti, che hanno però la colpa di aver spesso disertato gli incontri nei quali l’argomento del contratto collettivo era all’ordine del giorno. E che mostrano sempre più crepe e dissensi al loro interno. Il caos dell’ultima settimana partorisce così la decisione più attesa e più impopolare. Tanto che lo stesso ministro Calderoli ieri ha «bacchettato» i capricci dei club («facciano un passo indietro») dopo aver avuto come bersaglio i calciatori viziati e strapagati. E lo sciopero della serie A finisce addirittura nel famoso presepe di San Gregorio Armeno con le statuette dei giocatori che diserteranno i campi. Il rischio vero, lanciato ora da Abete, è il lock out, ovvero uno sciopero a oltranza stile Nba. Quattordici giorni, quanti ne mancano al nuovo taglio del nastro della stagione, potrebbero non bastare per sanare il pasticcio. «Permane il rischio pensando alle gare successive »,l’allarme del numero uno di via Allegri,che ora tenterà di limitare i danni e circoscrivere lo stop a un solo turno:«C’erano tutte le condizioni perchè non avvenisse, è una cosa che considerando le problematiche al centro della discussione appare incomprensibile». Aggettivo già usato dal Coni, al quale si guarda per trovare una soluzione. Si ipotizza un atto di forza nei confronti della Lega, anche se il commissariamento va valutato giuridicamente. «Voglio seguire l’iter per arrivare alla firma dell’accordo,poi faremo gli approfondimenti della situazione, mantenendo il coordinamento con il Coni », la chiosa di Abete. Quella dell’accordo ponte era certamente una soluzione di buon senso, ma che forse è arrivata troppo tardi. Tommasi lo aveva proposto fino al giugno 2012 sulla base del testo già firmato: nessuna correzione agli articoli 4 (contributo di solidarietà) e 7 (allenamenti separati) che poi sarebbero stati discussi - assieme al tema dei diritti d’immagine dei calciatori che interessa molte società- in un tavolo da aprire già a inizio della prossima settimana. «La Lega è un anno e mezzo che dice no a prescindere e lo ha fatto pure stavolta- così il presidente Aic - . Io ho offerto un’apertura in extremis e mi sono beccato anche i rimproveri di qualche calciatore».La replica di Beretta è ferma: «Non si capisce perché dovremmo firmare un accordo ponte che ricalca quello ipotizzato all’origine della vertenza da Campana. La responsabilità di questo sciopero è esclusivamente dei calciatori ». «Prendo atto del voto dell’assemblea di Lega, 18 contro 2 per il no all’accordo - così il vicepresidente Figc Albertini - ma anche delle dichiarazioni spontanee di alcuni presidenti, in disaccordo con questa linea. Si chiariscano allora al loro interno e chi la pensa diversamente parli nella prossima assemblea». Auspicata per lunedì o martedì dal patron del Parma Ghirardi. E mentre il presidente Uefa Platini trema a distanza, ma vigila sull’«allarme rosso»scattato in Spagna e in Italia, auspicando un «confronto più costruttivo e politicamente corretto fra le parti », si discute delle possibili trattenute sugli stipendi dei calciatori.
Il Codacons chiede di decurtarne 1/38esimo, qualche società vuole tagliare dalla busta paga il sabato o la domenica in base all’impegno agonistico, c’è chi invece proverà a non saldare l’intera settimana di avvicinamento alla giornata rinviata. Senza dimenticare che almeno la Nazionale non si fermerà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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