Cronaca locale

Serravalle, gli affari di Penati Gavio «guadagna» 48 milioni

Gianandrea Zagato

Non ci sono più dubbi: il blitz di Filippo Penati sulla Serravalle è il simbolo dei cattivi affari della sinistra. Certezza sostenuta dall’ultimo pacchetto della società autostradale passato di mano lunedì scorso: ogni azione di quell’ottavo del 4,8 per cento che la Provincia di Pavia ha ceduto al socio privato Marcellino Gavio vale sette euro e cinque centesimi.
Valore messo nero su bianco per un milione e centomila azioni che consente «all’ente di affrontare con più risorse il bilancio» commenta Silvio Beretta, presidente dell’amministrazione provinciale pavese. Ma il passaggio delle quote è l’ulteriore prova che i conti della Provincia di Milano non tornano. Infatti, Penati ha pagato a Gavio qualcosa di troppo: un euro e settantotto centesimi in più per titolo rispetto al valore a cui Gavio acquista dall’istituzione pavese. Diventa sempre più chiara quindi l’ipotesi di danno erariale sollevata dal Comune di Milano nei confronti della Provincia, «giustezza del ricorso sulla scalata di Penati alla società di Assago» commenta Forza Italia.
«Ma la corsa di Gavio all’acquisto anche di quello 0,7 per cento pavese è la conferma che il socio privato non ha nessuna intenzione di uscire dalla Serravalle (detiene adesso il 12,7 per cento) e che per restarci ha stretto un patto di ferro con il socio di maggioranza assoluta» sostiene Carlo Masseroli, presidente della Commissione bilancio di Palazzo Marino. Valutazione accompagnata dal ricorso di Gabriele Albertini ai giudici contabili sul blitz di Penati: due paginette dove, tra l’altro, il primo cittadino in quella spregiudicata operazione finanziaria «ravvisa elementi di responsabilità amministrativa-patrimoniale» insieme «alla volontà (della Provincia, ndr) di liberarsi di un socio scomodo». Virgolettati che, calcolatrice alla mano, si traducono in 48 milioni e rotti di euro per ottenere il controllo della Serravalle che grazie al patto di sindacato tra Comune e Provincia era già in mano pubblica, «Penati paga a Gavio un euro e settantotto cents in più rispetto al valore che Gavio paga alla Provincia di Pavia: ecco gli affari d’oro della sinistra quando governa» chiosa Masseroli. Confronto che per verità di cronaca registra anche il valore di partenza dell’asta a rilancio pavese: «4,85 euro per titolo, ultimo valore di mercato disponibile ossia il prezzo pagato da Palazzo Isimbardi all’autorità portuale di Genova».
Fin qui la cronaca alimentata dai dubbi sulla scalata di Serravalle. Che viene arricchita dalle perplessità uscite ieri nella riunione del consiglio d’amministrazione. Appuntamento istituzionale per esaminare il dossier della possibile futura quotazione in borsa. Ma la discussione sul documento siglato da Lazard, l’advisor scelto per l’approccio al mercato, è stata rimandata al 4 ottobre: motivo? Alcuni soci non hanno potuto visionarlo perché «giunto tardivamente per un corretto approfondimento». Traduzione: bisogna inserire dei paletti, barriere contro chi tenta la scalata della società ma soprattutto bisogna che la Provincia di Milano si decida a mettere il flottante proporzionalmente alla sua quota.

Ma questo fa venire il mal di pancia a Penati.

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