Serve un Cie per una «effettiva politica di espulsione». E secondo il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato serve a Malpensa, per poter profittare di una logistica «casa e chiesa: li trattieni e li carichi sullaereo».
Non è la prima volta che De Corato fa notare la necessità di un secondo centro dove trattenere i clandestini sui quali pende un ordine di espulsione; né la prima che ipotizza lo scalo varesino come sede più consona. Ieri il vicesindaco di Milano è tornato a parlarne a proposito del parco Sempione, sempre più dormitorio a cielo aperto di cittadini cinesi. «È un cane che si morde la coda - ha fatto notare -. Li mandiamo via da una parte e vanno a dormire da unaltra. Cosa possiamo fare? Sappiamo chi sono, sono tutti intimati a lasciare il Paese ma se non sappiamo dove trattenerli resta lintimazione senza che lespulsione sia reale. A Milano abbiamo un Cie che dopo le ultime devastazioni è arrivato a 70-80 posti. Non si può fare la guerra ai clandestini con 80 posti. Ne ho chiesto un altro e indicato Malpensa: ci sarà un Comune vicino laeroporto con una scuola in disuso, un edificio abbandonato...A Milano ce labbiamo ma sarebbe meglio averne uno più vicino a dove poi li si può concretamente rimpatriare».
In passato si era parlato di una vecchia caserma dellaeronautica nellarea di Somma Lombardo, a due passi dallaeroporto di Malpensa. Lo stesso ministro dellInterno, Roberto Maroni, aveva ribadito più volte che sarebbero stati aperti nuovi centri per agevolare le espulsioni: «Le risorse ci sono e stiamo facendo valutazioni per individuare le aree adeguate».
Il centro di via Corelli in effetti conta poco più di cento posti e anche se verrà ampliato, come si progetta da tempo, la somma dei Cie di Milano, Torino e Gorizia arriva poco oltre i 500 posti disponibili.
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