da Milano
Nuove ombre oscurano il voto degli italiani allestero, ma sintravede un sistema per far luce sui quei presunti brogli, capaci di viziare lesito delle elezioni politiche del 2006, che il centrosinistra ha vinto alla Camera per 24mila voti, e al Senato per una manciata di seggi, anche se con meno voti della Cdl.
Il segretario generale del movimento Azzurri nel mondo, Giampiero Pallotta, dallAustralia ha chiesto ufficialmente alla Procura di Roma di procedere al controllo dei voti dellOceania, con un sistema in grado di accertare la verità: una perizia calligrafica sulle preferenze assegnate ai candidati, per verificare in primo luogo se quelle migliaia di nomi sono state scritte effettivamente dalle stesse poche mani, e individuare gli autori degli brogli.
Ma Pallotta - che ha ben pochi dubbi sulla irregolarità del voto - è convinto anche che non si sia trattato di «brogli fai da te»: il «mercato dei voti» sarebbe stato organizzato, in alcune precise «centrali».
Il caso del voto in Australia ha fatto scalpore oltre un mese fa, per un video amatoriale pubblicato da Repubblica.it: voti di lista e preferenze assegnati in blocco allUnione, vergati da ununica persona ripresa di spalle. Centinaia di schede elettorali ammassate in un garage, sistemate nelle buste del Consolato italiano in Australia e sigillate. Altre buttate in una discarica. Operazioni inquietanti, tutte riprese dal videtelefono di un candidato australiano dellUdeur, Paolo Rajo, che spiegò anche di aver rifiutato un «aiuto» analogo, promessogli da una famiglia di Sydney «in cambio di qualche lattina di birra». «Effettivamente è sconcertante», commentò il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, auspicando una verifica. Il leader dellopposizione, Silvio Berlusconi, giovedì è tornato a parlare di brogli: «Ci hanno fregato un milione di voti - ha detto alla festa dellUdeur - troppe schede scomparse, bianche e molte irregolarità nel voto degli italiani allestero».
Ma quel video era la prova di brogli reali, o solo la «rappresentazione» di brogli possibili? Pallotta è sicuro: «È successo, lo sanno tutti, e molti si facevano vanto di aver raccolto o votato decine di schede, chi 30, chi addirittura 100». Il dirigente di Forza Italia punta il dito contro in una direzione ben precisa: «I patronati operanti in Australia - spiega Pallotta - sono una trentina. Corrispondono alle sigle sindacali italiane, e hanno un orientamento politico molto preciso. Solo quattro-cinque, quelli Enas, fanno riferimento alla destra, tutto il resto è in mano alla sinistra. In Australia la percentuale di "affluenza" è stata bassa, intorno al 30%, hanno votato soprattutto gli anziani, e molti voti sono passati da lì».
Il voto allestero è «per corrispondenza»: due settimane prima del giorno fissato per le elezioni in Italia i plichi con le schede da votare sono inviati dagli uffici consolari nelle case degli italiani allestero iscritti agli elenchi. Questi, non oltre il decimo giorno prima delle elezioni, devono rispedire le schede votate. È in quei giorni, sostiene Pallotta, che si è verificato «linghippo». «Basta controllare per scoprire linghippo. Serve solo la volontà di farlo. Il controllo deve essere generalizzato, perché tutti si sono "arrangiati", ma si dovrebbe partire da Nino Randazzo e Marco Fedi, (eletti con lUlivo al Senato e alla Camera, ndr) chiamati in causa direttamente dal video di Rajo. Le schede con queste preferenze sono 24mila. In totale sono 120mila».
Pallotta conosce Rajo, che conduce su Rete Italia una trasmissione molto seguita dagli immigrati. Non pensa che il suo video sia la «pistola fumante»: «Non testimonia la prova in flagranza di reato, ma è la rappresentazione cinematografica di quello che è realmente accaduto».
Ma le «stranezze» sarebbero anche altre: «Prima delle elezioni - sostiene il segretario di Azzurri nel mondo - alcuni partiti di sinistra hanno inviato per posta del materiale propagandistico, in buste molto simili a quelle usate dal consolato. Molti, specie anziani, hanno pensato di trovarsi di fronte alle schede ufficiali. Poi lambasciata ha chiarito tutto». Ma non è tutto: «Ci sono voci - riferisce - di persone che avrebbero pagato per ottenere una candidatura».
Pallotta ha indirizzato la sua istanza al pm romano Salvatore Vitiello, che a luglio aveva disposto l'acquisizione del video di Rajo, e chiesto al ministero della Giustizia di acquisirne la testimonianza.
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