Sesso, amicizia e famiglia Gli ultimi desideri prima della fine del mondo

Abel Ferrara racconta L’ultimo giorno sulla Terra scherzando su Al Gore che incolpa il buco nell’ozono. Willem Dafoe recita quasi sempre dentro un loft di New York

Sesso, amicizia e famiglia  
Gli ultimi desideri prima  
della fine del mondo

Venezia - Che cosa accade l’ultimo giorno sulla Terra quando tutti sanno che moriranno alle 4:44, ora scelta per il titolo del nuovo film di Abel Ferrara presentato ieri in concorso? Per rispondere il regista maudit di New York sceglie un’interessante e, a tratti, riuscita chiave intimistica agli antipodi del solito catastrofismo che un’idea del genere avrebbe potuto scatenare al cinema.
Ferrara, a cui l’idea del film è venuta due anni fa quando in aereo stava venendo proprio al festival e in cabina sono spuntate le mascherine d’ossigeno («Ora morirò?», ha pensato il regista), si concentra sulle ultime ore della coppia di amanti formata da Cisco (Willem Dafoe, l’attuale attore feticcio del regista) e Skye (Shanyn Leigh, la sua compagna). All’inizio 4:44 - L’ultimo giorno sulla Terra gioca su di loro, con immagini insistite, ma non provocatorie, su alcune parti dei loro corpi, una scena d’amore, le carezze di chi sa che saranno le ultime. Ma non c’è drammatizzazione anche se - dice Dafoe - «il mio personaggio non è così sereno, la fine del mondo è una convenzione che ci permette di vedere come si possono affrontare le responsabilità e fare il bilancio dei nostri rapporti. La coppia dei protagonisti cerca di capire cosa rappresentano l’uno per l’altra».
Nel grande loft di un’anonima città americana in cui i protagonisti mettono in scena le loro ultime ore di vita, non si sentono pianti di disperazione e di sofferenza, ma l’eco di sottofondo che ormai pervade tutte le nostre quotidiane esistenze, con la tv a dare l’idea e le immagini di cosa sta succedendo al Pianeta.
Dallo schermo piatto ultratecnologico emerge Al Gore, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti impegnato da tempo sui temi ecologici, a ricordare gli allarmi lanciati sul riscaldamento globale che ha portato all’assottigliamento dello strato di ozono, causa ultima della fine imminente. E poi le parole di conforto del Dalai Lama o di un maestro che pratica yoga. La tecnologia come unico mezzo per comunicare con il mondo. Infatti il personaggio di Willem Dafoe si attacca a Skype (il programma che consente videochiamate a costo zero sul computer connesso a internet) per parlare con la figlia, salutare un amico. Intanto il mondo sembra andare avanti verso il baratro quasi come se niente fosse, tanto che alla porta di casa si presenta il solito fattorino per la consegna della cena. Come tutti i giorni.
La tecnologia e il suo utilizzo, solo apparentemente così estraniante, è uno dei temi fondamentali del film («Oggi i giovani - riflette il regista - vivono col mondo ai loro piedi, hanno il cellulare, internet, le webcam. Ma non lo imparano, questo mondo, ci sono nati e il film riproduce la realtà di oggi») ambientato quasi completamente all’interno del loft, tranne una scena in cui il protagonista va a trovare degli amici che aspettano la fine, chi fumando e chi bevendo, anche se da tempo avevano abbandonato questi vizi.
Così anche nel protagonista riemerge il ricordo della droga con cui pensa di salutare la vita. La fidanzata cercherà di bloccarlo e alla fine sarà lui a decidere di gettarla via. Ricorda Willem Dafoe: «Non tutti vogliono essere svegli e lucidi in un momento come la fine del mondo, ma ognuno cerca di adottare una strategia personale per dire addio e lui sceglie di non drogarsi».

E il tema della redenzione si affaccia nuovamente nella filmografia del regista de Il cattivo tenente che nei giorni scorsi, proprio qui a Venezia, ha diretto il videoclip di Cattivi guagliuni, il nuovo singolo del gruppo partenopeo 99 Posse: «Quando sul set abbiamo parlato del tema ci siamo detti che il fatto che il mondo finirà è qualcosa di acquisito, ma le persone se ne rendono conto realmente solo alla fine, quando arriva il momento della riflessione. Nel mondo ci sono solo due cose certe: le tasse e la morte».

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