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Sesso e politica: è la cricca Miss Italia

Tutti gli intrighi dell’edizione 2007. Dalle concorrenti raccomandate da aziende e ministri alle votazioni taroccate, dagli sponsor occulti ai ripescaggi sospetti. Leggi il circo delle intercettazioni

Sesso e politica: è la cricca Miss Italia

Parma - Da Marcello Dell’Utri a Miss Italia, ovvero dai pentiti di mafia «imbeccati» per accusare il senatore del Pdl agli inciuci politici e alle tresche sessuali nel concorso di bellezza. Per capire di cosa diavolo stiamo parlando occorre partire da quanto pubblicato sul Giornale alcune settimane fa allorquando rendemmo nota un’inedita conversazione del 2007 fra l’avvocato dei pentiti Gregorio Donnarumma e Patrizia Mirigliani, organizzatrice della manifestazione di Salsomaggiore.

In quella lunga chiacchierata fra amici il legale rivelava di quando gli proposero soldi e un seggio al Parlamento per mettere d’accordo i «suoi» collaboratori di giustizia contro Dell’Utri. Cercando di approfondire la vicenda abbiamo scoperto che quell’intercettazione (effettuata dalla procura di Potenza che poi ha trasmesso per competenza gli atti a Parma, dove l’inchiesta su Miss Italia è stata archiviata) non solo non è mai stata spedita ai giudici di Palermo del processo-Dell’Utri ma nessun approfondimento serio è stato avviato.
L’interrogatorio del 18 ottobre 2007 dell’avvocato Donnarumma è fra i più rapidi della storia giudiziaria italiana. In poche parole, infatti, il legale dei pentiti nega l’evidenza delle frasi riferite al telefono: «Il signor Donnarumma - scrive il pm Woodcock nel verbale riassuntivo - nel passato è stato legale di fiducia di collaboratori di giustizia. Riferisce di aver collaborato con l’avvocato Li Gotti (oggi esponente dell’Idv, ndr) e di aver difeso il padre del pentito Brusca e che nella sua carriera ha avuto paura quando ha difeso alcuni pentiti. Riferisce che non ha mai ricevuto richieste in merito alla sua gestione dei collaboratori e che ha parlato al telefono con la signora Mirigliani Patrizia della sua gestione dei pentiti e nella circostanza ha riferito cose non vere». Punto. Fine. Nessuna contestazione o indagine ulteriore. E così il tribunale di Palermo, ieri, parlando di mera «prova generica», ha rigettato l’istanza degli avvocati Li Peri e Federico (difensori di Dell’Utri) che chiedevano l’acquisizione dell’intercettazione shock.

Spulciando con attenzione nel fascicolo di Miss Italia anziché trovare riferimenti al senatore del Pdl e ai pentiti indotti a mentire, il Giornale è incappato nelle clamorose risultanze degli accertamenti svolti da polizia e carabinieri su presunte irregolarità nel concorso di Miss Italia del 2007. E se la procura di Parma ha ridimensionato le devastanti conclusioni della Squadra Mobile di Potenza arrivando a parlare di fatti «penalmente non rilevanti» anche se le condotte appaiono «moralmente discutibili», lo spaccato che esce fuori dall’inchiesta non è dei più edificanti.

Fra queste condotte discutibili vi sarebbero le relazioni sentimentali tra alcuni organizzatori e giovanissime candidate, le raccomandazioni da parte di politici (si è indagato persino sull’ex ministro Luca Zaia) e di aziende interessate, i ripescaggi dubbi e contestati, il televoto «taroccato», le promesse di assunzioni in Rai alle ragazze prima illuse e poi bocciate. E soprattutto l’utilizzazione di sponsor occulti, come ipotizzato inizialmente dai pm e come traspare dalle intercettazioni sul celebre bisticcio in diretta tv fra Mike Bongiorno e Loretta Goggi culminato con l’addio dal palco della nota conduttrice. La quale improvvisamente prese cappello lamentandosi di esser stata messa volutamente da parte da Mike.

Dalle intercettazioni sul cellulare di Gianni Brezza, compagno della Goggi, viene fuori un’altra versione, sconosciuta, di quella clamorosa litigata: la rabbia, incontenibile, per una esclusione dal palco dovuta a una presunta sponsorizzazione occulta costruita con lo sketch fra Mike Bongiorno e Fiorello che rimandava a una nota pubblicità. I successivi interrogatori di Brezza e Goggi, però, tenderanno a ridimensionare le accuse lanciate al telefono.

Anche in questa inchiesta, poi, spunta una «cricca». Basta sfogliare il rapporto originario della Squadra Mobile di Potenza del 28 novembre 2007 basato sulle denunce di due miss che lamentavano irregolarità nelle procedure di selezione, in special modo della battagliera candidata abruzzese Ludovica Scarpone, «da cui si delineava uno scenario criminoso di indubbia rilevanza nel quale emergevano le condotte illecite consumate da una serie di soggetti coinvolti nell’organizzazione della nota manifestazione. Peraltro gli esiti dell’attività di intercettazione confermavano la sussistenza delle condotte truffaldine denunciate dai predetti soggetti».

Tralasciando per un istante i capitoli dedicati alle «condotte moralmente riprovevoli» (ne parleremo nella seconda puntata), nella pagina accanto ci soffermiamo «su quanto ripetutamente sostenuto al telefono da Brezza Gianni, compagno di Goggi Loretta, presentatrice delle serate televisive del concorso Miss Italia - si legge nell’informativa della polizia - circa un episodio di “pubblicità occulta” in favore della compagnia telefonica Infostrada coinvolgente l’altro presentatore della manifestazione, Bongiorno Mike, e il noto artista televisivo Fiorello Rosario». Secondo quanto sostenuto da Brezza, continua la Squadra Mobile di Potenza, nel corso della serata inaugurale di Miss Italia «Bongiorno avrebbe volutamente ritardato l’ingresso sulla scena della Goggi per gestire da solo la presenza sul palco di Fiorello, ospite della manifestazione nonché testimonial, insieme al Bongiorno, dell’azienda telefonica. A dire del Brezza la società Infostrada avrebbe versato la somma di 500mila euro per lo spot occulto e, sempre a suo dire, lo spot era stato già tutto organizzato nei minimi dettagli. Emblematica, a tal proposito, è la conversazione numero 112 avvenuta tra Mirigliani Patrizia, figlia del patron Enzo, e Brezza». La procura di Parma, a seguito di un rapporto dei carabinieri di Salsomaggiore, sullo spot occulto non ha trovato riscontri. Restano le intercettazioni. E non è un bel sentire.


(1. Continua)

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