Sesso e spie, quei servizietti della Stasi

Gli 007 comunisti giravano film porno per la nomenklatura: tutto a cura della polizia segreta della Germania Est. Le interpreti? Ausiliarie dell'esercito

Sesso e spie, quei 
servizietti della Stasi

La prima ad entrare in azione è stata la Marina. Bionda, gommosa e con le lentiggini. Bombardamento a tappeto, senza tregua. Poi sono arrivate Adeline, Ulrike e Katrin. Pancia in dentro, ma soprattutto petto in fuori, fuori dalla divisa, fuori dal reggiseno, invisible nude hot. Il resto della compagnia si è battuto con grande spirito di corpo, battaglia senza esclusione di colpi, c’erano tutti i capi a vedere, generale, capi di stato maggiore, tutti con le mani in tasca come al cinema Pussycat. Pensare che fino a ieri la Germania Orientale era Le vite degli altri, il capitano Wiesler, l’inflessibile agente della Stasi votato alla causa, le perquisizioni, gli interrogatori, la prigionia, i milioni di cittadini spiati, l'impossibilità di essere o pensarsi felici. Adesso invece è spuntato un nuovo filone, prodotto e diretto dal Ministerium für Staatssicherheit. Cioè dalla Stasi in persona. Uno dei più sinistri, letali e crudeli servizi di spionaggio del Patto di Varsavia, un Kgb in miniatura, a volte persino più fetente. Una Gestapo rossa che, si è scoperto, produceva di nascosto filmini tipo La Soldatessa alle grandi manovre o La dottoressa ci sta col colonnello, che ingaggiava, per guardoni più che per spioni, Nadie Cassini e Femi Benussi, Lilly Carati e Carmen Villani, tutte rigorosamente fatte in casa. Li ha incastrati un documentario appena mandato in onda da Mdr Tv, dal titolo Die Pornographie der Ddr, che tradotto vuol dire Alle dame del castello piace fare solo quello. A quanto pare la Stasi oltre che ai servizi segreti si dedicava anche ai servizietti privati. A uso e consumo di una ristretta cerchia, dodici non di più, di porno fanatici, tutti mammasantissima della nomenklatura comunista. Filmetti amatoriali in 16 millimetri, stile un po’ film scandinavi anni Settanta, con un ospedale militare come set e attrici reclutate tra le ausiliarie civili dell'esercito. Proprio nel puritano regime di Honecker dove il sesso era bandito e la pornografia il demonio, dove chi osava portare giornalini e riviste da ovest veniva rispedito a casa dalle guardie di frontiera. Che ovviamente si premuravano di confiscare i giornalini, soprattutto il Tromba, Jacula e Corna vissute.

Dietmar Schürtz detto Godocop, che adesso ha 57 anni e lavora nel dipartimento Media dell’esercito tedesco unificato, ma che ai bei tempi era un po’ il Rocco Siffredi delle Sturmtruppen, racconta che dal 1982 al crollo del Muro oltre ai filminen la Stasi realizzò 12, diciamo così, lungometraggi: «Li abbiamo fatti in gran segreto ma sempre con il permesso degli alti funzionari che non hanno mai mancato a una proiezione». E le ragazze? «Mai avuto problemi. Chiedevamo se volevano un ruolo e quasi tutte hanno detto sì». Ma la cosa veramente rivoluzionaria è che solo nei film porno si poteva criticare il regime e mettere a nudo il comunismo. Come in un scena di Fronte del Porco dove un bel ragazzone si fa visitare da un medico donna.

Lei, come capita di solito a noi nella vita di tutti i giorni, gli ordina subito di spogliarsi senza nemmeno salutarlo. E lui: ma guardi, è che io sono solo un meccanico. Risposta, slacciandosi il camice: già, e quando lo trovo sennò un meccanico in questo cavolo di paese comunista... Hai capito, la Perestroika...

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