Settimana corta a scuola, un’ottima idea

Caro Granzotto, ti sarei grato se volessi informare i tuoi lettori di una «lettera aperta» che ho inviato ai ministri Mariastella Gelmini, Michela Vittoria Brambilla, Luca Zaia e Mara Carfagna e della quale ti faccio un sunto: alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico sorgono da più parti domande sull’opportunità o no di mantenere il sabato obbligatorio nelle scuole, domande alle quali ritengo necessario dare una risposta. I ritmi della società odierna, dove spesso i coniugi lavorano, precludono la possibilità di dedicare il necessario tempo ai propri figli. Il sabato scolastico rende ad esempio impossibile per molte famiglie l’eventuale weekend, che potrebbe essere dedicato a recuperare una manualità comune, che diventa conoscenza, attraverso la cura di un giardino, di un orto, o anche attraverso il piacere di cucinare per l’altro, fino al tempo per il volontariato. Nelle grandi città ai ragazzi è spesso preclusa la conoscenza della natura e dei valori legati al mondo agricolo, mentre è quanto mai necessario favorire un rapporto di conoscenza con la campagna circostante. Questo sarebbe favorito se il sabato mattina fosse dedicato alla spesa in cascina e alla scoperta di un mondo operoso che è alla base della nostra stessa alimentazione: si farebbe un’operazione culturale ben più efficace sabato mattina scolastico. Inoltre, rinunciare al sabato scolastico ottimizzerebbe i costi pur rispettando l’orario settimanale con una diversa ripartizione delle ore di insegnamento e con un rientro pomeridiano. I Comuni d’Italia potrebbero rilanciare così delle proposte di conoscenza diretta della propria realtà e dei propri valori alle famiglie che avrebbero più disponibilità di tempo. In conclusione: il sabato a scuola è oggi quanto mai anacronistico in una società dove il principale bisogno è quello di darsi del tempo per favorire insieme quella vera conoscenza, che parte innanzitutto dal mondo che ci sta attorno.

Idea niente ma niente male, caro Massobrio (per i lettori che ne fossero ignari, Paolo Massobrio è giornalista, eminente critico enogastronomico, autore del libro per la famiglia «Adesso» e fondatore del movimento di consumatori Papillon). Giunge tardi, perché ormai l’anno scolastico è alle porte e non si cambiano le regole a partita che sta per iniziare. Ma almeno ciò consente ai ministri destinatari della tua lettera aperta di valutare con calma il suggerimento che, per quanto mi riguarda, giudico eccellente. La scuola non ne avrebbe danni, restando le ore di lezione quelle che sono. Ne guadagnerebbero, oltre che i rapporti familiari, ben inteso, il turismo con annessi e connessi e la qualità della vita. In fondo si tratterebbe solo di sostituire le inutili, perniciose e per le famiglie dispendiosissime gite scolastiche con una serie di ritempranti e istruttivi fine settimana.

Da metterci la firma, caro Massobrio.

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