Sfasciano auto e filmano La vacanza milanese degli islandesi perbene

Quando hanno visto le manette sono rimasti di sale. Forse perché in Islanda c’è più tolleranza per chi si ubriaca e devasta auto e moto in sosta. O, più probabile, perché la tolleranza erano convinti di trovarla proprio nel Belpaese. Fatto sta che prima hanno cercato di giustificarsi «Volevamo solo divertirci» poi, visto la scarsa indulgenza degli agenti, hanno anche tentato la fuga. Subito presi, portati in cella di sicurezza, processati il giorno dopo per direttissima e condannati a tre mesi con i doppi benefici.
Protagonisti della notte brava, cinque islandesi tra i 20 e i 25 anni, tre studenti, un geologo e un commerciante, insomma brave persone, mica teppisti in servizio permanente effettivo. Dopo aver lasciato gli altri 320.165 abitanti, l’Islanda è il Paese meno popolato al mondo, erano partiti dalla «terra dei ghiacci» a cercare un po’ di sole in Italia. Fatta tappa a Milano, avevano avuto modo di apprezzare la cucina ma, come si vedrà, ancor meglio i vini locali. Verso le 3 dell’altra infatti, ubriachi come cucuzze, si sono messi a fare il diavolo a quattro in via Anfossi, guarda casa a due passi dal Palazzo di Giustizia, immortalando per di più le loro imprese. Una serie di scatti poi recuperati dalle loro macchine fotografiche, in cui si vedono prima i cinque biondoni con le bottiglie in mano, poi lungo la strada saltellare allegramente sui cofani e sui tettucci delle auto in sosta, ridendo e mostrando il solito dito medio all’obbiettivo. Senza tralasciare di prendere a calci alcune moto. Bilancio: 5 vetture e 3 scooter a mal partito
Tra urla, canti e richiami e i colpi sordi delle lamiere che si piegavano sotto i loro piedoni vichinghi, hanno in breve svegliato mezzo vicinato, facendo partire una serie di telefonate al 113. All’arrivo della volante hanno cercato di scappare, venendo acchiappati in pochi istanti. «Volevamo solo divertirci un poco» hanno cercato di minimizzare, trovando assai poca comprensione nelle forse dell’ordine.

Gli agenti hanno identificato i cinque, con qualche difficoltà visti i nomi chilometrici e la grafia difficile quanto la pronuncia, poi portati in guardina. E ieri sono comparsi per la direttissima: tre mesi, pena sospesa e rapido rientro in patria.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica