La sfida di Jean-Michel Jarre: "L'Ia è un pennello 3.0"

Il compositore parla della sua "opera totale": due esposizioni e due concerti, uno dei quali a Pompei

La sfida di Jean-Michel Jarre: "L'Ia è un pennello 3.0"
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Lui non fa una piega e dice subito: «La mia sarà un'opera totale, penso si possa chiamare davvero così». Lui è Jean Michel Jarre, probabilmente il più leggendario tra i compositori di musica elettronica e di sicuro anche il più gentile: «Il privilegio degli artisti è di essere ascoltati, non capisco quelli che si comportano come divi irraggiungibili». Di irraggiungibile lui ha la storia. È uno dei pochissimi figli d'arte diventati più celebri dei padri (il suo, Maurice, vinse l'Oscar nel 1962 per la colonna sonora di Lawrence d'Arabia) e resta l'unico a non avere cloni perché, dal disco Oxygene del 1976, il suo stile gli altri se lo scordano. Perciò adesso, qui a un tavolo del Meet di Milano, si illumina quando parla della sua «opera totale» composta di tre tappe.

La prima è Oxyville, un'installazione musicale immersiva creata con il coordinamento artistico di Maria Grazia Mattei e ispirata al disco Oxymore. Per riassumere, dal 10 maggio al 23 novembre Oxyville farà parte della diciannovesima Mostra Internazionale d'Architettura della Biennale di Venezia con un suono a 360 gradi per esplorare la connessione tra audio 3D e spazio architettonico. La seconda tappa è Promptitude, che dal 12 giugno al 7 settembre sarà al Meet Digital Culture Center di Milano: «È la mia prima mostra di opere visive», spiega lui che proverà, attraverso l'uso creativo di prompt testuali, a guidare l'intelligenza artificiale nella creazione di ritratti («prompt» letteralmente è il simbolo che compare sul monitor del computer per segnalare che il sistema è in attesa di un comando, ndr). «L'Intelligenza artificiale non è una minaccia, dipende come l'uomo la usa. È una sorta di pennello 3.0, può dipingere schifezze o capolavori, perciò, a pensarci bene, nell'Ia c'è anche una dimensione poetica».

Jarre, che compirà 77 anni il 24 agosto, ne parla con l'entusiasmo di un debuttante, lui che è stato il primo occidentale a esibirsi in Cina e che si è persino inventato un concerto virtuale di Capodanno. E questa è bella da ricordare: nel 2020 Jarre suonò nel suo studio ma le immagini apparvero su di uno schermo vicino a Notre-Dame a Parigi. Risultato: 75 milioni di spettatori. Anche per questo la terza tappa della sua «Opera totale» ha un valore aggiunto: sarà dal vivo. Jean Michel Jarre si esibirà il 3 luglio in Piazza San Marco a Venezia e il 5 luglio all'Anfiteatro degli Scavi di Pompei. «Pompei è probabilmente il primo esempio di arte immersiva», spiega lui prima di aggiungere che «tra vent'anni questo momento storico sarà ricordato come un'età dell'oro, un'avanguardia creativa simile a quella dei primi registi di cinema muto o in bianco e nero». Non a caso, guardando i suoi orizzonti creativi, ricorda che Fellini e Visconti sono stati i suoi primi «mentori». «In fondo anche Fellini con Nino Rota e Sergio Leone con Ennio Morricone facevano opere totali nella propria maniera».

A proposito di musica completa, nel 2026 il suo capolavoro Oxygene compirà mezzo secolo. «Ma non voglio una celebrazione neonostalgica.

Allora stavo per sposarmi con Charlotte Rampling e mi ricordo che, dopo aver ascoltato Oxygene in una pausa sul set in Islanda, mi disse: Questa musica può essere tutto o niente. Con quella musica adesso vorrei ricreare qualcosa che sia di nuovo fuori dall'ordinario, sarò ladro di me stesso».

Capito il tipo?

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