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La sfida di Al Qaida: doppio attacco ai porti di Israele e Giordania

Due razzi su Aqaba uccidono un soldato ma falliscono l’obiettivo: le navi della Marina Usa. Un terzo ordigno cade vicino all’aeroporto di Eilat: nessuna vittima

Gian Micalessin

da Gaza

Al Qaida ha tentato la doppia mossa, colpire allo stesso momento l'eterno nemico americano e mettere a segno il primo colpo sul territorio israeliano. È successo ieri mattina quando una salva di missili Katyusha ha colpito contemporaneamente la città di Eilat in territorio israeliano e il porto di Aqaba uccidendo un soldato giordano e ferendone un altro. Poco prima delle nove i marines di due navi aggregate al contingente iracheno e ormeggiate ad Aqaba per partecipare a un'esercitazione congiunta sentono il rumore familiare di due missili in partenza. Qualcuno alza gli occhi e indica due ordigni in volo sopra il ponte. Un attimo dopo la doppia esplosione. Un missile finisce dentro un magazzino usato dagli stessi marines per stivare il materiale e rifornimenti destinati all'Irak. Un altro esplode proprio davanti al posto di guardia giordano. La seconda esplosione è quella mortale. I due soldati giordani non fanno neppure in tempo a buttarsi a terra. Uno viene dilaniato dalle schegge e muore sull'ambulanza prima di arrivare all'ospedale. L'altro arriva vivo in sala operatoria e ne esce in condizioni stabili anche se molto gravi.
Meno di un minuto dopo, dall'altra parte del confine israeliano, quindici chilometri più a ovest, un tassista in transito sulla strada dell'aeroporto perde improvvisamente il controllo dell'auto, tenta di bloccarla, si schianta oltre il bordo della strada. Quando emerge dai rottami frastornato, ma incolume si rende conto di essere un miracolato. Piantato nell'asfalto c'è il razzo inesploso destinato a colpire la zona aeroportuale di Eilat, la Rimini del Mar Rosso.
Non appena gli uomini del Mossad ricevono dalla Cia, dai servizi segreti giordani e dai loro informatori sul posto la conferma delle esplosioni di Aqaba l'intero Paese entra in stato di allarme. Israele sa di essere nel mirino di Al Qaida. Da almeno un mese l'organizzazione terroristica tenta di colpire o i suoi cittadini in vacanza all'estero o mettere a segno un colpo sui suoi territori. Non più tardi di dieci giorni fa, i servizi di sicurezza turchi avvisati e pungolati dal Mossad sono riusciti a fermare un militante di Al Qaida pronto ad attaccare una nave piena di turisti israeliani. Il fallito attacco all'aeroporto di uno dei principali centri di villeggiatura del Paese rientra nella stessa strategia.
Le indagini dall'altra parte del Mar Rosso confermano intanto i primi sospetti. Neanche due ore dopo l'esplosione la polizia giordana scopre i tubi di lancio utilizzati per l'attentato. Sono nascosti all'interno di un altro magazzino del porto affittato qualche giorno prima da due iracheni e un siriano arrivati a bordo di un auto con targa kuwaitiana. Intanto la «Ashland» e la «Kearsarge», le due navi statunitensi con a bordo almeno 3.500 persone fra equipaggio e personale militare, hanno già preso il largo.
Su un sito internet compare nel frattempo la rivendicazione delle Brigate Abdul al Azzam, la filiale di Al Qaida in «Egitto e nel levante» che ha già rivendicato le stragi egiziane di Taba e Sharm El Sheik. «I sionisti sono un obbiettivo legittimo, li abbiamo già colpiti a Taba, li abbiamo puntati ad Eilat e presto arriveremo anche a Tel Aviv», promette l'organizzazione intitolata a uno sceicco palestinese di Jenin assassinato nell'89 in un attentato in Afghanistan dopo esser diventato il padre spirituale di Osama Bin Laden. Subito dopo il messaggio si rivolge al sovrano ashemita Abdullah II. «Al tiranno di Giordania diciamo che dopo aver iniziato a distruggere il trono del faraone egiziano (il presidente Mubarak, ndr) ora i leoni di Allah sono entrati anche in Giordania e sono pronti ad azzannarti, quindi metti fine all'ingiustizia contro i nostri seguaci nelle tue prigioni e abdica».
Il messaggio conferma le informative di un mese fa, secondo cui Abu Musab Zarqawi avrebbe allargato anche alla Giordania, sua terra natale, la propria sfera operativa integrando sia elementi criminali locali sia un gruppo di estremisti d'origine palestinese espulsi dal Kuwait nel ’92.
La decisione di colpire Israele era già stata esposta e giustificata ideologicamente in un lungo documento comparso a fine giugno su una rivista via internet intitolata singolarmente «La gobba del cammello». Subito dopo i servizi di sicurezza giordani avevano sventato una serie di attentati tra cui uno contro l'oleodotto tra Kirkuk e Zarqwa. E anche nel caso dell'attentato di Sharm El Sheik si era parlato di automezzi ed esplosivo arrivati via traghetto proprio da Aqaba.

La Giordania sembra dunque esser diventata la zona operativa da cui il terrorista Zarqawi conta di colpire oltre ai rifornimenti americani per l'Irak anche Israele e l'Egitto.

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