Gli sfollati premiano il governo: Pdl al 55%

nostro inviato all’Aquila

Nessun effetto-Noemi, lontanissima l’onda lunga delle foto rubacchiate: l’Aquila vota il Berlusconi visto di persona, per tredici volte dal flagello del 6 aprile. La città afflitta sceglie il premier che bene o male ha dato subito un tetto a chi l’ha perso, una tenda a chi non voleva allontanarsi, e molte, molte, molte assicurazioni che tutti riavranno una casa vera. In un certo senso, è una cambiale in bianco. Nella speranza che il Berlusconi partecipe e commosso di queste settimane mantenga tutti gli impegni, morali ed economici. Aspettandolo quanto prima, gradisca il regalo clamoroso ed eclatante: 55 per cento al Pdl. Mai successo. Con una concomitanza altrettanto significativa: il Pd sotto il 20 (19,62). Per quanto scarna possa risultare la percentuale dei votanti - 29 per cento, comunque miracolosa, data la situazione logistica - il risultato europeo serve comunque a stabilire una tendenza certa: tra L’Aquila e Berlusconi sta nascendo qualcosa in più di una semplice simpatia.
Si racconta in giro che i voti vadano sempre pesati, dopo averli contati. E allora, quanto pesa questo 55 per cento? Partendo dai semplici raffronti col passato, c’è poco da commentare: a dicembre, quando si votò per sostituire il presidente regionale Del Turco, il Pdl e la lista «Rialzati Abruzzo» arrivarono insieme al 35 per cento. Bastò per eleggere Gianni Chiodi, ma la percentuale è comunque 20 punti sotto il dato dell’ultimo week-end. Non parliamo delle amministrative, che nel maggio 2007 elessero sindaco il diessino Cialente: Forza Italia più An 19,77 per cento, Ds più Margherita 24,27.
Inutile rimestare ancora nell’aritmetica: certamente negli ultimi anni la tendenza del Pdl risulta sempre in crescita, ma il 55 per cento resta comunque un botto mastodontico. Dovendolo pesare, ciascuno lo pesa a modo suo. Stefano Morelli, 33enne, presidente del consiglio nazionale giovani Pdl, ma soprattutto aquilano sfollato, non ha molta difficoltà a imbastire il suo commento: «Questo risultato è il chiaro segno della fiducia che L’Aquila ha per il governo. Sì, gli aquilani premiano Berlusconi, affidandogli la loro fiducia. Sicuramente, sarà ripagata. Il premier sa da solo quanto sia importante non deludere queste aspettative...».
Dall’altra parte, il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Piero Di Stefano, raffronta il 55 per cento del Pdl e il 19,62 del suo partito, faticando a credere. Ovviamente non serve a consolarlo l’11,3 strappato da Di Pietro: questo dato, se mai, è una causa di depressione, più che una consolazione. La prima reazione finisce per essere così la più istintiva: «I risultati sono fatalmente falsati dalla bassa affluenza. Rispetto questi voti, perché sono espressi liberamente: ma non li considero rilevanti per un’analisi seria...». Ma solitamente i più fedeli alle urne sono gli elettori di sinistra, provo a far notare. «Non in questo caso». E non è neppure un voto di fiducia al premier? «Guardi, sono sfollato anch’io. Di fronte a questa tragedia, ho messo la politica in secondo piano: la rimetterò al suo posto quando tutto sarà a posto.

A Berlusconi, adesso, senza speculazioni, chiedo qualcosa pure io: è pensabile lasciare anziani, bambini, handicappati nelle tende per tutta l’estate, a 40 gradi? Io sarei per spostarli da qualche parte, spero che lui se ne faccia carico».
L’estate arriva, il tempo stringe: gli aquilani hanno aspettative pressanti e vitali. Soltanto l’autunno dirà se questo 55 per cento è un punto d’arrivo, o magari un punto di partenza per chissà quali altri record.

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