Sfregiato il ritratto di Mao, chiuso il mausoleo la Tienanmen perde i simboli del comunismo

da Pechino

Ieri il grande ritratto di Mao che pende sull’ingresso della Città Proibita, lato piazza Tien An Men, è stato sfregiato. La polizia ha chiuso al pubblico l’antico palazzo imperiale e l’antistante parte dell’immensa piazza, lasciando passare solo il traffico veicolare: il ritratto viene restaurato con una gru, con cui si cerca di rimuovere la scia di fuliggine lasciata dall’oggetto in fiamme lanciato contro il volto del Grande Timoniere. Gu Haiou, disoccupato originario di Urumqi, capoluogo della regione autonoma dello Xinjang (abitato dalla popolazione uigura a maggioranza musulmana) è stato arrestato. Soffrirebbe - ha detto la polizia - di disturbi mentali: era stato ricoverato lo scorso anno in un manicomio di Urumqi.
L’evento non è nuovo: nei giorni della protesta studentesca del 1989, qualcuno aveva già imbrattato il ritratto di Mao. Quel che è capitato ieri non sarebbe più significativo di quel che è capitato talora in Italia, dove si sono prese a martellate statue fiorentine di piazza della Signoria, di minor significato politico, ma di maggior valore artistico. Solo che, a duecento metri dal ritratto deturpato, sorge il mausoleo di Mao e anch’esso, da un mese, è chiuso. Per restauri, si è detto.

In questo momento, la piazza è dunque privata dei due simboli del passato comunista. Resta invece esposto, e per ora rispettato, il grande ritratto di Sun Yat-sen, considerato il padre della Repubblica cinese, nella cui politica si riconosce anche la Cina nazionalista di Taiwan.

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