Così amato, così (soprattutto) contestato, lAra Pacis è stata ieri il teatro di un convegno alquanto singolare. Moderato da Maurizio Costanzo, lincontro ha consentito di affrontare il tema del rapporto tra lambiente in cui viviamo e i nostri stati danimo. Allauditorium sono intervenuti Vittorio Sgarbi - che ha ribadito il suo pregiudizio nei confronti dellopera di Richard Meier - il sociologo Domenico De Masi, larchitetto Jacopo Fedi e lattore Riccardo Rossi. «Una delle principali ma spesso ignorate cause di gioia e infelicità è la qualità del nostro ambiente, edifici e strade che ci circondano». Questa la considerazione di Alain de Botton, giovane filosofo svizzero che ha portato il suo pensiero nel libro «Architettura e felicità» dal quale si è preso spunto per il convegno. Sono stati messi in luce alcuni «difetti» delle nostre città, che - afferma Sgarbi - «non hanno più unestetica condivisa». Secondo il critico «lultima idea architettonica in Italia è stata quella del fascismo».
Larchitetto Fedi porta in campo il binomio tra architettura e politica. «La politica non trova il tempo per programmare e pianificare». Mentre per Masi «il principio della felicità è già insito nella progettazione, a seconda che si progetti per necessità, per piacere o per imposizione».Sgarbi nellodiata Ara Pacis di Meier per parlare di architettura e felicità
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