Sgarbi: «Sarà la prima mostra vietata ai minori di 18 anni»

Il critico: «Solo prima dell’inaugurazione mi sono accorto di quei lavori scandalosi»

da Milano

Non s’era mai visto. Una mostra, organizzata da un assessorato con tanto di patrocinio di un Comune, vietata ai minori di 18 anni. Magari qualche opera (come per il Mapplethorpe del Male a Torino) o una sala chiusa da una tenda nera. Ma un’intera esposizione mai. Succede a Milano dove apre Arte e omosessualità, da von Gloeden a Pierre et Gilles. Sottotitolo l’amicizia amorosa. La decisione all’ultimo minuto. «Vietata perché chi la vede ne sia consapevole», spiega l’ottimo Vittorio Sgarbi. Assessore alla Cultura nei panni del critico d’arte o critico d’arte nei panni dell’assessore alla Cultura? «Una mostra scandalosa? Me ne sono accorto ieri sera alle 19, ma non potendo censurare gli artisti invitati, preferisco proibirla», ha replicato ieri senza imbarazzo a pochi minuti dall’inaugurazione. Al suo fianco un insospettabile. Il duro e puro Ignazio La Russa, autore di un breve saggio nel catalogo Electa. «Sono qui - assicura - per infrangere il pregiudizio che un uomo di destra non possa battersi per difendere i diritti individuali degli omosessuali». Assente, invece, l’onorevole Vladimir Luxuria, a lungo sbandierata come madrina dell’iniziativa, ma ieri distratta da altro.
Da oggi, dunque, e fino all’11 novembre apre al palazzo della Ragione di Milano una mostra tormentata fin dal titolo. «Doveva chiamarsi Froci - racconta Sgarbi -, poi Ecce homo. Ma l’avreste visto l’arcivescovo quando usciva in piazza Duomo? Allora Liberté, fraternité, egalité. Non andava bene. Ho proposto Vade retro, ma agli omosessuali sembrava discriminatorio». Insegna piatta, dunque, ma argomenti forti. Come le fotografie del barone Wilhelm von Gloeden che a inizio Novecento ritrae giovanissimi disperati di Taormina come divinità elleniche alla Winckelman o la Tentazione di Luigi Ontani. Fortissime come il bacio di Batman and Robin di Terry Richardson. Eccessive come la masturbazione alcolica del Joy (Marc) di Erwin Olaf, affascinanti come le Salomè di Aubrey Beardsley, ma anche tenere come il Tarzan and Jane di Maurizio Cattelan, i nudi maschili di Filippo De Pisis, Les deux amies di Tamara de Lempicka. Inquietanti come Il sognatore e il Sebastiane, psiconauta di Agostino Arrivabene, logo della mostra. E poi Luigi Ontani e Colombotto Rosso. Bellissimo il David di Guglielmo Janni che durante il Fascismo dipinge forme e spazi della tradizione. Volti classici, come i giovani di Brancaleone da Romana (Sgarbi: «Un trionfo della pittura»).

Il cui modello è uno stimatissimo e austero avvocato di Brescia (ma nato in Sardegna) oggi ottantenne. Marito irreprensibile, padre di tre figli e nonno di sei nipoti. Una vita senza «distrazioni», ma finito fra le icone gay. A sua insaputa. Come papa Ratzinger.

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