Lo sgarbo di Susy: prende i voti del Pdl e nel 2010 corre da sola contro Biasotti

Lo sgarbo di Susy: prende i voti del Pdl e nel 2010 corre da sola contro Biasotti

(...) sua campagna e il suo programma, i primi candidati ed i nomi che faranno gioco con l’ormai ex esponente del Popolo della Libertà. «Io ho vinto, sono i dirigenti del partito in Liguria che hanno perso» tiene a ribadire Susy ancora arrabbiata per come è stata gestita la sua candidatura alle europee. «Mi sembra ridicolo perdere una partita così importante per soli tremila voti - ammette -. Bastava poco sforzo perché anche i liguri di centrodestra potessero avere un loro rappresentante: i voti raccolti sono tutti miei. Riparto da quelli, se qualcuno nel partito si fosse mosso per me a quest’ora sarei a Strasburgo». Amareggiata ma contenta. Contenta dell’affermazione personale, «perché quei voti sono personali», amareggiata perché si sente tradita anche da chi, fino all’ultimo, si è fatto vedere vicino a lei. Leggi Sandro Biasotti ed Enrico Musso. «Biasotti non mi ha passato un voto - attacca -: se a provato davvero a farlo, significa che di voti non ne ha e allora consiglio il centrodestra di candidare altri. Musso forse mi ha aiutato non facendo campagna per Ronzulli: è stato lui a dirmi che ha subito pressioni dal senatore Mario Mantovani perché portasse la candidata lombarda».
Biasotti e Musso sono solo gli ultimi della lista tra gli esponenti del Popolo della Libertà contro cui Susy si scaglia. Vaccarezza per esempio. Il candidato alla presidenza della Provincia di Savona avrà un avversario in più in questi 15 giorni. «Significa che lei farà campagna per Boffa?», «No, significa semplicemente che racconterò che Vaccarezza è un nemico della Liguria. A Savona ho raccolto 158 voti, a Loano nessuna preferenza: anche lui si è dimostrato un soldatino. Non mi ha fatto nemmeno parlare quando sono stata a Savona per dargli il mio sostegno. Sarò costretta in questi quindici giorni a dire chi è realmente Vaccarezza: uno che non merita quel posto». Eppure la partita di Susy De Martini con l’Europa potrebbe anche non essere del tutto chiusa, perché con le rinunce di Berlusconi e La Russa risulta prima dei non eletti e basterebbe un ritiro nei prossimi mesi o anni per restituirle quel seggio mancato per meno di tremila preferenze. Solo che Susy, perché il partito ci ripensi, dà al massimo 24 ore: «Se il ministro Claudio Scajola riuscirà a farmi entrare in Europa farà un atto di giustizia. Non nei miei confronti, ma in quelli dei liguri. Mi spiace che Scajola, come nessun altro dirigente del Pdl, abbia avuto la dignità di farmi una telefonata per complimentarsi con me del risultato».
Così, via dal Pdl, «un partito che si chiama “libertà” ma in cui bisogna obbedire a dei “capetti” perché - accusa - gli eletti sono stati minacciati: se non avessero sostenuto Licia Ronzulli non sarebbero più stati ricandidati». Ronzulli, l’incubo per De Martini che chiede alla europarlamentare lombarda di fare un passo indietro: «Sa che quelli presi in Liguria sono voti falsi perché qui nessuno la conosce - sostiene -. Per coerenza politica dovrebbe dimettersi e lasciarmi il posto». Chiusa la partita con il Popolo della Libertà si andrà avanti con il nuovo progetto.

Oggi De Martini sarà a Milano e potrebbe chiudere già un accordo con un partito nazionale, dalle prossime settimane sarà attivo un point in salita Santa Caterina, «poi, se il Pdl decidesse di appoggiare la mia corsa, io accetterei».

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