Lo sguardo (doppio) sul mondo di Fink

La fine degli Anni '50, l'inizio del Duemila: all'Armani/Silos due ere in 125 scatti

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Il tema del doppio, caro alla psicoanalisi e alla cultura in generale, domina la mostra The Beats and The Vanities in corso all'Armani/Silos di via Bergognone 40 a Milano fino alla fine del prossimo luglio. Dietro all'esposizione di 125 fotografie originali in bianco e nero ci sono infatti due titani del gusto come Giorgio Armani e Larry Fink: il più celebre designer al mondo e uno tra i più celebrati fotografi che ci siano. Ci sono inoltre due epoche storiche lontanissime tra loro: la fine degli anni Cinquanta in cui si avvertono tutti i prodromi del fatidico '68 e l'inizio del terzo millennio in cui comincia la folle fiera delle vanità per cui ciascuno può essere o sembrare un personaggio da red carpet. In poche parole abbiamo due mostre in una perché le foto son state scattate a 45 anni di distanza: nel 1958 quando Larry Fink, appena diciassettenne, si faceva le ossa come fotografo all'interno della cosiddetta Beat Generation e nel 2000 quando Vanity Fair gli affida l'incarico di documentare fotograficamente i famosi party di Hollywood. Le immagini sono infatti state selezionate da due libri (54 da The Beats e 71 da The Vanities) che corrispondono ad altrettante mostre unificate per la prima volta in un'unica grande esibizione che occupa ben sette sale al pianterreno dell'Armani/Silos. Gli originali sono stati magistralmente incorniciati in legno nero e con un'intelligente targhetta che sembra fuoriuscire direttamente dall'opera permettendoti così di coglierne tutto il potente impatto visuale senza distogliere gli occhi per leggere cosa diavolo stai guardando. Si passa così dal '58 al 2000 senza soluzione di continuità, come se non esistesse una profonda diversità tra i due momenti storici e sociali fotografati. A far da collante è senza dubbio l'occhio del fotografo, unico e irripetibile ma soprattutto capace di cogliere tanto l'attimo fuggente quanto il suo significato universale. Tanto per dare un'idea davanti all'immagine di una coppia della beat generation che si bacia perdutamente in un parco avverti con molta precisione il profondo sentimento tra i due ma anche l'istanza che presto sarebbe diventata generazionale della libertà sessuale. Del resto nel '58 viene inventata la pillola anticoncezionale. I giovani cominciano a viaggiare con pochi soldi in tasca e molti sogni in testa sulla scorta di un libro epocale come On the Road pubblicato un anno prima da Jack Kerouac. Sta inoltre cambiando la musica e il modo di vestire, ma le facce restano belle e intense come non mai sullo sfondo di luoghi comuni. C'è il primo piano di un bellissimo ragazzo dagli occhi verdi ritratto al confine tra Messico e America con il lasciapassare che spunta dalla tasca. Dos Passos aveva appena scritto quella sua frase terribilmente attuale: «Povero Messico, così lontano da Dio, così vicino all'America». Si provano le stesse cose davanti alle immagini dei divi colti nei rari momenti di verità che si possono concedere alle feste.

Adrien Brody ha lo sguardo smarrito di chi si chiede «che ci faccio qui», Meryl Streep brilla di luce propria anche in penombra, Harvey Weinstein è quello che sembra: un potentissimo produttore vorace di cibo, donne e successi. Tutto è senza tempo anche se legatissimo a un certo tempo inquieto, il nostro.

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