Lo «shopping day», un pasticcio elettorale

Valeria Arnaldi

Sconti e grandi eventi. Questo il binomio che, per il Comune, garantirà il successo dello Shopping day, più volte annunciato e ora, prossimo a diventare realtà. Con un’apposita delibera, infatti, la Regione Lazio ha riconosciuto ai comuni il diritto di individuare quattro giornate ogni anno, nelle quali i commercianti potranno praticare sconti in deroga alla normativa vigente in materia di saldi.
«Ora - spiega l’assessore capitolino al Commercio Franco Cioffarelli - si tratta solo di definire le date. Non credo, però, possano essere previste con largo anticipo. Perché la manifestazione abbia un buon riscontro di pubblico, è necessario che sia legata a qualche evento importante, capace di attirare molte persone e, quindi, molti possibili clienti. In ogni caso, si tratterà di periodi per i quali è previsto un grande afflusso di consumatori italiani e stranieri». Se il Comune festeggia, i commercianti manifestano perplessità. «Ci sono già i saldi estivi e invernali, non ha senso farne altri - commenta Roberto Polidori, presidente di Federabbigliamento e, in questo caso, portavoce della Confcommercio Roma -. Lo shopping day più che una strategia per promuovere il commercio, sembra una manovra elettorale. Non è un caso che sia stata annunciata con tanta fretta, senza che le associazioni di categoria siano state consultate e senza che ci siano delle regole definite per passare dalla teoria della norma alla pratica della vendita al dettaglio». Secondo il Comune, un accordo si potrebbe trovare a breve, addirittura entro una settimana, ma le questioni in sospeso sono numerose e le posizioni, ad oggi, difficili da conciliare. Il Campidoglio ipotizza di concentrare le giornate nei mesi di alta stagione, decisamente contrari i commercianti. «Le promozioni - prosegue Polidori - si fanno quando le vendite non vanno bene, non quando i negozi sono affollati. Ovviamente, bisogna che siano anche lontane dai saldi». Mentre il Comune progetta di legare gli sconti a eventi che coinvolgano star nazionali e internazionali, i commercianti sono propensi ad abbinarli a appuntamenti di più basso profilo, ma radicati sul territorio. Ulteriore problema è la delimitazione temporale e spaziale degli sconti. «Gli shopping days - garantisce l’assessore Cioffarelli - rimarranno indipendenti l’uno dall’altro. Riunirli vorrebbe dire snaturare l’iniziativa». «Realizzare un unico giorno di saldi ogni tanto - replica Polidori - è un dispendio di risorse e energie che rischia di non produrre effetti. La gente ha bisogno di tempo per memorizzare la manifestazione e organizzarsi per sfruttarla al meglio. Non è pensabile, inoltre, che la giornata sia la stessa per l’intera città. Bisogna fare lo shopping day a turno nei municipi o in diversi quadranti di Roma». C’è disaccordo anche sui tempi di esecuzione. Il Campidoglio si dice pronto, i commercianti chiedono almeno trenta giorni dall’approvazione delle date, per ideare la campagna pubblicitaria. «L’adesione dei negozianti - dice Polidori - è facoltativa. Bisogna individuare un logo che contraddistingua gli esercizi che praticano gli sconti e stabilire se questi debbano essere effettuati su tutti i capi, con percentuali definite, o se i titolari saranno liberi di decidere. Non si possono fare le cose di corsa, occorre un’organizzazione scrupolosa».

Su un punto le parti sembrano concordare: lo shopping day potrebbe «debuttare» a settembre. In coincidenza della Notte Bianca secondo il Campidoglio, ad anticipare le collezioni autunno/inverno per le associazioni di categoria.

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