Si alza il sipario sul nuovo Cda della Scala

Polemica sull’esclusione di Palazzo Isimbardi. Il sindaco: «Il contributo di Penati è troppo basso. In lista d’attesa ci sono Sea e Aem che stanziano di più»

Sabrina Cottone

Nuovo consiglio d’amministrazione alla Scala. Le decisioni saranno formalizzate durante il cda di sabato prossimo, ma l’assemblea dei soci ha indicato i nomi e la composizione è chiara. Presidente, secondo statuto, è il sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Bruno Ermolli, a lungo vicepresidente, è stato confermato rappresentante della Camera di commercio. Altri nomi di prestigio sono il finanziere, azionista di Fastweb e presidente del Conservatorio, Francesco Micheli, che rappresenta la Pirelli, e Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni. La Fondazione Cariplo ha scelto il suo segretario generale, Renato Ravasio. La Regione indicherà Carlo Secchi, ex rettore della Bocconi e fino a ieri membro del cda come rappresentante del ministero dei Beni Culturali (che designerà il suo uomo nei prossimi giorni). «È un’ottima scelta, persone di rilievo per storia professionale e passione per la musica» commenta Albertini. E aggiunge: «C’è un mix di personalità non dico di minor prestigio ma non di uguale notorietà, che possono senz'altro garantire assiduità e conoscenza e quindi decisioni più appropriate».
La Provincia resta fuori. A impedire il suo ingresso nel Cda c’è il fatto che il numero di membri non è stato ampliato e soprattutto l’impegno economico non all’altezza. Così spiega ancora una volta Albertini in una lettera al presidente di Palazzo Isimbardi, Filippo Penati, che lo ha accusato di «attaccarsi a cavilli». «La Fondazione - spiega invece Albertini - è un ente di diritto privato. Il numero di voti in assemblea è definito sulla base dell’apporto di capitali. Qualora il contributo economico della Provincia dovesse risultare superiore a quanto versato dagli enti presenti nel Cda, diverrebbe automatico il suo diritto a nominare un rappresentante».
Il sindaco ha quindi ricordato che attualmente la Provincia non dispone di alcun voto in Assemblea, avendo contribuito al patrimonio della Fondazione con soli 1,2 milioni. «Nel Cda - ha aggiunto - siedono i rappresentanti di enti e società che nei 9 anni di vita della Fondazione hanno versato importi da 10 a 60 volte superiori a quelli della Provincia».

Inoltre in lista attesa per entrare nel Cda (quando sarà approvato l’allargamento del cda a nove membri) ci sono altre aziende che hanno versato quote significative come Sea e Aem, che hanno contribuito rispettivamente con 8,2 e 7,4 milioni di euro.

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