Si gioca in Padania il mundial delle nazionali non riconosciute

Così come le autorità leghiste, a cominciare dalla vice-presidente del Senato, Rosi Mauro, e dal sindaco di Verona, Flavio Tosi. C’è l’inno ufficiale, la coppa e pure il pallone creato apposta per l'evento. Proprio come nelle rassegne organizzate dalla Fifa. Solo che qui non giocano la Francia, la Spagna o il Brasile. Qui si sfidano l’Occitania, la Lapponia, la Provenza.
Per la prima volta la Viva World Cup, il campionato mondiale di calcio dei popoli sbarca in Italia. Pardon, in Padania. A contendersi il trofeo «Nelson Mandela» dal 22 al 27 giugno non saranno infatti le nazionali più forti del globo, ma formazioni rappresentanti identità non riconosciute ufficialmente dalla politica e dal calcio che conta.
Padania 2009 è l’atto finale della terza edizione del torneo organizzato dalla Nf-Board, la federazione calcistica (conta 30 squadre affiliate) fondata da Luc Misson, il famoso avvocato della sentenza Bosman che rivoluzionò il football mondiale. Dopo aver fatto abolire il tetto degli stranieri nei campionati per club, il legale dell’ex attaccante olandese ha deciso nel 2003 di portare scompiglio anche tra le nazionali. E così sono spuntate selezioni come la Padania, Gozo o il Kurdistan.
La fase finale della competizione prevede due gironi da tre squadre, più le semifinali e la finale. Nel gruppo A è inserita la Padania di mister Leo Siegel, campione in carica dopo la vittoria in Lapponia l’anno scorso, che se la dovrà vedere con Kurdistan e Occitania. Nella rosa leghista qualche calciatore professionista e molti giovani prodotti di squadre dilettanti del nord. «Ma per la Padania vengono tutti a giocare gratis - chiarisce subito il segretario generale del team in maglia verde, Renzo Bossi, figlio del Senatùr Umberto -. Niente ingaggi o premi, i nostri giocatori scendono in campo per ciò che rappresenta la squadra. Vogliamo dimostrare che lo sport è un mezzo per mandare messaggi e trasmettere valori alla gente».
Quattro sono le città che ospiteranno la manifestazione: Novara, Brescia, Varese e Verona. Non c’è Milano e l’assessore all’Identità Massimiliano Orsatti se ne rammarica. «Avremmo voluto che la finale si disputasse a San Siro, ma non è stato possibile. Non potevamo spostare le date dei concerti di Depeche Mode e U2. Peccato».
Molti gli ex calciatori intervenuti alla conferenza stampa di ieri , da Evaristo Beccalossi a Carlo Muraro. Non c’era Umberto Bossi, anche se il presidente del comitato organizzatore, Fabrizio Iseni, ha comunque omaggiato il grande assente. «Questo mondiale dei popoli è un evento voluto fortemente dal ministro Bossi. Senza di lui non avremmo potuto ospitarlo». Mascotte ufficiale è il «Giuann», un giocatore in tenuta verde che palleggia con un pallone-mappamondo. Lo ha disegnato il vignettista Valerio Marini in ricordo di Gianni Brera (il primo a coniare il nome Padania).

L’inno ufficiale è invece stato scritto dal musicista bergamasco Peter Barcella. Riuscirà a non far rimpiangere le notti magiche cantate dalla Nannini e da Bennato nel 1990? Il dubbio c’è, ma forse non per le camicie verdi.

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