da Varsavia
Un coma lungo 19 anni e poi, dopo un inaspettato risveglio, il comunismo non cè più, la Polonia è un paese democratico e leconomia di mercato è in piena espansione. Se non fosse una storia vera, quella accaduta a un ferroviere polacco di 65 anni, Jan Grzebsky, sarebbe il soggetto dal quale è stato tratto il film Goodbye Lenin. Precipitato nel 1988 - quando la Polonia era ancora al di là della «cortina di ferro» - in uno stato di totale incoscienza per un trauma cranico in seguito ad un incidente di lavoro, Grzebsky era stato giudicato dai medici non guaribile. La moglie Gertruda però ha sempre creduto al suo risveglio.
«È stata Gertruda che mi ha salvato, non lo dimenticherò mai» ha detto lo sconcertato ma felice Jan alla tv polacca. Ma ciò che ha davvero lasciato senza fiato il ferroviere, quando il 12 aprile si è finalmente svegliato, è stato non trovare più la Polonia del generale Jaruzelsky, del Papa Giovanni Paolo II, di Solidarnosc, degli scioperi di Danzica e del Patto di Varsavia.
«Quando sono entrato in coma - ha raccontato alla stampa il ferroviere con sorprendente lucidità - negli scaffali dei negozi di Varsavia si potevano trovare solo tè e aceto, la carne era razionata e ovunque si snodavano code per la benzina», la descrizione di un paese al collasso economico oltre che in piena e irreversibile crisi politica. «Ora - ha detto ancora il redivivo ferroviere - vedo per strada persone con il cellulare e labbondanza di merce che trovo nei negozi mi far girare la testa».
In 19 anni Grzebsky ha attraversato un tunnel buio durato il tempo di una rivoluzione incruenta, e durante il quale i suoi quattro figli si sono sposati e gli hanno regalato ben 11 nipoti. Un tunnel alla fine del quale ha trovato un mondo nuovo.
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