da Roma
«Sulla fusione Autostrade-Abertis non penso che dovremmo preoccuparci. La questione è solo quella di garantire che gli impegni presi sugli investimenti vengano rispettati». È il presidente dei Ds, Massimo DAlema, in un colloquio con il Financial Times, a rompere lampio fronte politico contrario allintegrazione transfrontaliera. Un po per rassicurare i mercati finanziari internazionali su una sua eventuale ascesa al Quirinale e un po per sottolineare la capacità dellUnione di attuare politiche economiche rigorose.
Gli ha fatto eco sullaltro versante dellemiciclo il ministro uscente delle Politiche agricole e candidato sindaco di Roma, Gianni Alemanno di An. «Esiste la possibilità di una proiezione del nuovo gruppo europeo sullo scenario delleconomia globale, con possibilità di successo non eguagliabili dal solo gruppo italiano», ha detto al termine di un incontro con il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro, che sta svolgendo unintensa attività di lobbying. Alemanno ha sottolineato di apprezzare lipotesi di una partecipazione minoritaria dello Stato nel nuovo conglomerato, «tale da scongiurare ogni possibilità di rottura degli equilibri» alla scadenza del patto parasociale tra Schema 28, Acs e La Caixa. Solo Enrico Letta della Margherita ha ribadito che la fusione «non crea un campione europeo ma un campione spagnolo».
Ma lapertura più interessante è quella del gruppo Gavio che per bocca del presidente di Sias, Bruno Binasco, si è detto «pronto a sostenere qualsiasi investimento che riguardi lItalia». Una dichiarazione di disponibilità che ha confermato lattenzione della holding piemontese verso la questione. In Borsa, però, Autostrade ha ceduto lo 0,59% a 23,74 euro.
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