Mario Macalli, 74 anni, nel '97 sostituì Abete al vertice della C.
Presidente, da sempre lei sottolinea lo sfacelo del calcio italiano. Il nuovo scandalo aggrava il quadro.
«È una brutta cosa, ci ha messo il morale a terra. Non che ne avessimo molto... Siamo agli inizi, credo ci sia altro, in ballo.
Interferenze su ben 12 partite di Lega Pro.
«Citata anche a sproposito. Risultano coinvolti solo un calciatore e un ds, con accuse da provare. Comunque ci siamo costituiti parte civile».
Le difficoltà finanziarie dei club possono indurre tesserati a cercare soldi in maniera illecita?
«Le teorie sui mancati pagamenti degli stipendi sono tutte campate in aria, in questo caso non incidono. Paoloni giocava nella Cremonese, società virtuosa e con stipendi alti. A gennaio è passato al Benevento, dove pure i contratti sono elevati».
Allora che spiegazione si è dato?
«Questi hanno combinato cose delinquenziali, come avviene nella vita quotidiana».
Il mese scorso 7 punti di penalizzazione al Ravenna per semplice tentativo di illecito, la telefonata del ds Giorgio Buffone al Lumezzane.
«Vicenda valutata dalla giustizia sportiva, il cui giudizio era stato contestato. La procura chiese 3 anni per il dirigente, in ricorso uno gli è stato tolto. I magistrati di Cremona non ne saranno contenti».
Prevede penalizzazioni o retrocessioni, anche dalla serie B?
«Alcune società hanno avuto la sfortuna di finire invischiate, lo sport italiano basa la propria forza sulla responsabilità oggettiva: quindi è possibile».
È critica la situazione dell'Atalanta.
«Le notizie arrivano frammentarie, due tesserati stanno parlando con i magistrati, collaborano. Appaiono nomi di A e B, questo sarebbe di gravità assoluta, con un sistema molto più radicato».