«Siamo già in grave ritardo Adesso la capitale ha fretta»

Il vicesindaco Cutrufo: Roma deve avere l’autonomia finanziaria e legislativa necessaria per ruolo e importanza

«Siamo già in grave ritardo Adesso la capitale ha fretta»

Vicesindaco Mauro Cutrufo, il dibattito sulla riforma per Roma Capitale sta entrando nel vivo. Alla proposta di legge da lei presentata ora si sono aggiunti il tavolo interistituzionale Comune-Provincia-Regione e il testo Calderoli sul federalismo. E ora?
«Ora dobbiamo procedere spediti per dotare Roma di quell’autonomia amministrativa, finanziaria, legislativa di cui ha bisogno per ruolo e importanza. Ma siamo già in grave ritardo».
In ritardo rispetto a cosa?
«In ritardo di 60 anni rispetto al vuoto lasciato dalla Costituzione e di sette rispetto alla riforma del titolo V della stessa carta costituzionale, che all’articolo 114, comma 3, recita: “Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”. Ora spetta a noi dar piena attuazione a questo precetto».
Attraverso quale via maestra?
«La Costituzione lascia alla legge ordinaria il compito di disciplinare l’attuazione di Roma Capitale. Quindi la via maestra è quella del testo predisposto dalla commissione presieduta da Enzo Cheli (e composta dai costituzionalisti Caravita, Chiappetti e Vicenzi), e che fa a me riferimento come delegato del sindaco Alemanno per la definizione dell’assetto istituzionale, funzionale e finanziario dell’Urbe».
Quindi?
«Quindi il messaggio che dobbiamo lanciare forte e chiaro è: partire dai poteri per Roma, subito».
Anche la bozza per la riforma federalista presentata in Parlamento dal ministro Roberto Calderoli, sembra andare in questa direzione…
«Sì, perché oltre a prevedere le 7 città metropolitane, con l’articolo 13 assegna a Roma risorse aggiuntive tenendo conto delle “specifiche esigenze di finanziamento” derivanti dal suo ruolo di Capitale della Repubblica».
Tradotto in soldoni?
«Tradotto, attraverso il federalismo l’Urbe avrà assicurate quote di tributi erariali e l’attribuzione di beni immobili direttamente dallo Stato. E lo farà, come recita la bozza Calderoli, proprio attraverso decreti legislativi che ne stabiliranno i principi generali. Quindi riforma federalista e legge ordinaria per Roma Capitale sono due facce della stessa medaglia e devono viaggiare di pari passo».
Altro tema sul tappeto è quella legge costituzionale per Roma città metropolitana che unificherebbe in sé le competenze di Comune e Provincia...
«Sì, che tuttavia arriverebbe dopo il classico iter legislativo di almeno 18 mesi e che soprattutto, rischierebbe di non riconoscere le peculiarità, rispetto a quelli della Provincia, del comune di Roma: il più grande comune agricolo d’Europa, sede delle rappresentanze diplomatiche, e potrei continuare. Caratteristiche uniche di cui non si può non tener conto».
E in tal senso quale sarebbe il ruolo del tavolo composto dai nove giuristi della commissione ex Amato (ora Marzano)?
«Si tratta di un tavolo importante dal quale può scaturire un testo condiviso per una riforma organica.

Da un punto di vista temporale potrebbe rappresentare l’ideale secondo passaggio di questo processo: prima la legge ordinaria per attuare il regime speciale di Roma Capitale, poi il grande orizzonte di una riforma costituzionale che preveda rapporti funzionali e di forte interconnessione con gli altri enti, Provincia in testa».

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