da Roma
Sorrisi. Gentilezze reciproche. Cordialità varie. Divisi da un tavolo apparecchiato e accompagnati dai rispettivi ambasciatori, il Principe e il Cavaliere restano unora e mezza uno di fronte allaltro nella Sala delle Colonne: e questa è già una notizia. Menu leggero, vino ottimo, «clima disteso», conversazione brillante sui tanti punti dellagenda politica. Leconomia, certo, poi lamnistia e la politica internazionale. Ma è soprattutto sul dopo referendum che si registrano interessanti sintonie, tra un Giorgio Napolitano che spera in «un dibattito costruttivo» alla ricerca di «possibili intese» e un Silvio Berlusconi che fa notare di aver seguito linvito del capo dello Stato: «Ho abbassato i toni, ho anche evitato di politicizzare lappuntamento elettorale del 25 giugno. Da parte nostra, noi siamo pronti al dialogo».
Tregua no, «mai stati in guerra»: anzi, dal punto di vista personale sempre «il massimo rispetto reciproco». Disgelo nemmeno, «non cera ghiaccio da rompere». Ma il pranzo al Quirinale serve a girare pagina e a spazzare dal campo equivoci e scorie del dopo voto. Un incontro alla vigilia considerato comunque delicato e risultato «fecondo e costruttivo». Un faccia a faccia preparato con cura da qualche tempo. Prima, il colloquio della settimana scorsa tra Napolitano e Gianni Letta. Poi la telefonata «cordiale» del primo giugno, con Berlusconi che informava il presidente di non poter partecipare al ricevimento per i sessantanni della Repubblica. Poi ancora, lincontro tra i due in via dei Fori Imperiali durante la sfilata, con tanto di ostentata stretta di mano.
E ora eccoli a colazione insieme alla Palazzina. Il tavolo è per quattro, con Napolitano cè il segretario generale Donato Marra, con Berlusconi ovviamente Gianni Letta. Finita la giostra delle presidenze, nominati tutti gli organismi parlamentari, la legislatura è entrata nel vivo. Il capo dello Stato fa così un «giro dorizzonte» e il primo invitato è il leader della più importante forza dellopposizione. La conversazione sincentra sui temi dellagenda politica. Napolitano insiste sugli argomenti che possono raccogliere i consensi più ampi. Ad esempio, amnistia e indulto: per approvare questi provvedimenti serve una maggioranza di due terzi. Oppure la politica estera: nonostante le tensioni di queste ore, il Colle spera in qualche voto comune sulle missioni.
O le riforme. Da qui al 25 non cè da farsi illusioni, lo scontro tra i poli continuerà. «Se vinceranno i no sarà la fine del grande sogno, quello di cambiare questo Paese: Combattiamo a fianco alla Lega», dice Berlusconi ad Affariitaliani.it. Ma per il dopo, concorda con Napolitano: comunque vada a finire il referendum, delle modifiche saranno necessarie. Il confronto è aperto. Può essere anche duro, aspro, sostiene il capo dello Stato, purché si eviti di delegittimare lavversario. Cè molta carne al fuoco. I conti pubblici, la manovra correttiva, i provvedimenti che il governo potrebbe varare per bloccare la riforma Castelli sulla giustizia, lEuropa, la famiglia, i Pacs.
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