Siamo il quarto Paese più litigioso d’Europa: piano di Alfano per snellire i tribunali ingolfati

RomaUna stretta di mano di fronte al mediatore e una vertenza civile che si chiude in quattro mesi, invece di andare avanti per 9 anni davanti al giudice. Non è un sogno, ma la prospettiva concreta che si apre agli italiani secondo il Guardasigilli Angelino Alfano.
Nel giorno in cui diventa obbligatorio il tentativo di conciliazione il ministro della Giustizia presenta a Palazzo Chigi le prospettive di questa riforma che vuole mettere un freno alla litigiosità nel nostro Paese. Siamo sempre pronti, dice con un’immagine, a entrare nel ring per fare una «boxe» giudiziaria. Con 4.768 contenziosi ogni 100mila abitanti ci siamo piazzati al quarto posto in Europa, dopo Russia, Belgio e Lituania. E questo, sottolinea Alfano, pesa notevolmente sull’arretrato dei processi civili: ormai 5,6 milioni.
Sono già 630 gli organismi di conciliazione operativi, soprattutto presso le Camere di commercio ma anche in istituti giuridici e altre organizzazioni. «Non c’è una sola provincia d’Italia scoperta», assicura il Guardasigilli.
È la fase 2 di questo processo per ridurre il numero di cause che approdano ogni giorno in tribunale. Fino ad ieri la conciliazione era volontaria, ora sarà obbligatoria per una serie di ambiti (diritti reali, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, risarcimento danni per responsabilità colpa medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, finanziari o bancari), mentre a partire dal 2012 riguarderà anche liti condominiali e risarcimenti danni da circolazione stradale e da natanti.
Questa partenza a fasi è dovuta anche alla fiera opposizione degli avvocati: quelli dell’Oua (Organismo unitario dell’avvocatura) e di altri organismi forensi sono in sciopero da martedì ad oggi. Parlano di «svendita e rottamazione della giustizia civile» e prevedono caos e disagi.
Avevano chiesto il rinvio di un anno dell’entrata in vigore delle nuove norme e Alfano spiega che si è deciso di spostare all’anno prossimo l’obbligatorietà per casi che rappresentano il 60 per cento delle cause. Il ministro, però, auspica che gli avvocati «si rendano conto della grande opportunità che si offre: non solo perché la mediazione darà la possibilità di deflazionare il contenzioso civile, ma anche perché nessuno impedisce al cittadino di chiamare un avvocato e farsi assistere nella conciliazione». E comunque, se entro 4 mesi l’accordo non si trova, sempre al tribunale si ricorrerà.
La via della mediazione è più rapida e meno costosa. Le indennità dovute dalle parti all’organismo di conciliazione sono regolate ad hoc: da 105 a 9.240 euro per cause con valore oltre i 5 milioni di euro. Resta salvo il principio del gratuito patrocinio e c’è un beneficio fiscale con credito di imposta fino a 500 euro in caso di conciliazione e di 250 euro anche in caso di mancato accordo, oltre ad un’esenzione della tassa di registro per le controversie fino a concorrenza di un valore di 50mila euro.
Insomma, il governo vuole incentivare in ogni modo questa procedura, che rappresenta uno dei cardini della riforma del processo civile. Altri passi sono stati fatti o si stanno facendo in questo settore. «Vogliamo accelerare - spiega Alfano - i processi in corso e diminuire quelli che entrano in tribunale. Abbiamo stabilito la possibilità di dimezzare i tempi tra una fase e l’altra del procedimento con la riforma del processo civile.

Inoltre, abbiamo dato input allo svolgimento dei processi attraverso una grande informatizzazione e abbiamo affermato, con il cosiddetto “filtro” in Cassazione, che non tutto e non sempre deve arrivare al terzo grado di giudizio». Infine, c’è il piano di smaltimento dell’arretrato, all’esame della Commissione Giustizia del Senato.

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