Alessandro Parini
da Torino
Si difende attaccando, Antonio Giraudo. Convoca la stampa presso lo stadio Delle Alpi, si presenta alle 12,30 in punto con il sorriso sulle labbra e un testo di riferimento da cui si discosta ogni tanto. E attacca a testa bassa. Senza paura: «Ancora una volta la Juve e i dirigenti bianconeri sono tornati sotto le luci di un processo mediatico che non ha precedenti nella storia del calcio. Ho letto che il nostro silenzio stampa sarebbe figlio della paura, un'affermazione falsa e incredibile. Devo ricordare che, nella parte più calda del processo doping, la Procura di Torino aveva disposto intercettazioni il cui contenuto, a favore della difesa, non è mai entrato nel processo e non è stato depositato. Sarebbe poi doveroso vi chiedeste come mai, una volta chiuso il secondo filone di inchiesta (quello non relativo al doping, ndr), i nostri legali non siano stati messi a conoscenza delle intercettazioni che in questi giorni sono finite nelle redazioni dei giornali: solo oggi (ieri, ndr), quando mancano un paio di giornate alla fine del campionato, ne abbiamo ricevuto copia. È incredibile che i diritti fondamentali dei cittadini possano essere di così poco interesse: saremo inflessibili, difenderemo fino in fondo i nostri interessi anche perché nessuno ha preso le nostre parti, nemmeno gli opinionisti e i falsi moralisti che abbiamo sopportato durante i sette anni del processo. Forse qualcuno è più interessato ai polveroni che a come stanno davvero le cose».
Aggressivo. Deciso. Come un centravanti che punta dritto la porta avversaria: «A livello giudiziario, un magistrato rigoroso e severo come il procuratore generale Marcello Maddalena ha disposto, in modo molto netto, l'archiviazione di questa inchiesta il 29 settembre 2005 scrivendo di suo pugno che «l'analisi è indicativa dell'assenza di irregolarità. Sarebbe un'indagine indubbiamente destinata a durare diversi anni, ma non è rimasto neppure uno straccio di notizia che consenta di avviare un'inchiesta». Questa è l'unica cosa che conta: siamo serenissimi». Ci sarebbe però anche l'aspetto sportivo oltre a quello penale, ma qui Giraudo veste i panni del difensore più arcigno. Melina allo stato puro: «Aspettiamo che la giustizia sportiva faccia il suo corso, sono assolutamente fiducioso. Parlerò solo quando arriverà la sentenza, esattamente come ho fatto in occasione del processo doping. Può anche darsi che ci sia stata leggerezza in alcune affermazioni, ma di sicuro non si può prefigurare il reato di frode sportiva. Il mondo del calcio resta assolutamente credibile, così come Luciano Moggi rimane un pilastro fondamentale di questa società: è un'operazione intellettualmente disonesta estrapolare pezzi di conversazione e spacciarli per verità assolute. È vero, per esempio, che io ho detto che Lippi non avrebbe resistito un solo anno in Nazionale, ma solo perché al suo arrivo regnava una disorganizzazione tale da non permettere a nessun allenatore al mondo di lavorare nel modo migliore».
Nessun segnale di cedimento, né ora né in futuro: «Vicende come questa compattano la dirigenza e l'intero ambiente. Regalano una forza nuova che ci darà la spinta per ottenere risultati sportivi ancora migliori». Non è però ancora il momento di pensare a quello che sarà nella prossima stagione, quando secondo alcuni lo stesso Giraudo potrebbe non esserci più e chissà se con lui se ne andranno anche Moggi e Capello. Prima bisogna attendere il verdetto della giustizia sportiva, lanciando un pensiero alla Famiglia («il carisma che avevano Gianni e Umberto Agnelli era tale che nessuno si sarebbe permesso di mancarci di rispetto in questo modo») e buttando lì un'idea sulla quale non mancheranno di scatenarsi battute e battutacce: «Bisognerebbe ci fosse una Procura di riferimento che, esattamente come succede con il Tar del Lazio, si occupasse su scala nazionale delle vicende legate al calcio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.