Politica

La Sicilia accelera: da maggio 2013 niente più Province regionali

La giunta ha approvato un ddl che rivoluziona l'assetto amministrativo: via gli enti intermedi e decentramento ai Comuni di gran parte delle competenze per ora affidate agli assessorati regionali. Il governatore Lombardo: «È la madre di tutte le riforme»

Il governatore di Sicilia Raffaele Lombardo la definisce «la madre di tutte le riforme». E in effetti, se davvero andrà in porto nei tempi previsti, sarà davvero una rivoluzione, e un modello da imitare anche a livello nazionale: via le Province regionali, meno assessori e consiglieri comunali e decentramento ai Comuni di gran parte delle competenze sinora affidate agli assessorati regionali.
Il sogno, quanto realizzabile davvero lo dirà il tempo, è scritto nero su bianco nel ddl che la giunta regionale ha approvato, dando così ufficialmente il via all'iter di trasformazione organizzativa. Due le riforme varate contestualmente: da un lato l'abolizione delle province, a partire dal 2013; dall'altro la riforma dei liberi consorzi comunali, che ridisegna l'assetto organizzativo dei Comuni. Ma vediamo il dettaglio. In attuazione dell'articolo 15 dello Statuto siciliano il ddl prevede, dal 31 maggio 2013, la soppressione di tutte e nove le Province regionali. Al loro posto sorgeranno i liberi Consorzi comunali. La Regione, inoltre, trasferirà, agli enti locali, funzioni in importanti settori quali le attività produttive, il commercio e l'artigianato, la famiglia e le politiche sociali, la formazione professionale, i lavori pubblici e le infrastrutture, i beni culturali e l'ambiente, i trasporti, il turismo, lo sport e lo spettacolo, la gestione integrata dei rifiuti e la gestione integrata del servizio idrico. Gli organi delle nuove aggregazioni, i liberi consorzi comunali, formati da almeno 10 comuni e 250mila abitanti sono: l'assemblea (composta da tutti i sindaci dei Comuni che costituiscono il Consorzio), il presidente (eletto da tutti i consiglieri comunali facenti parte del Consorzio) e la giunta (nominata dal presidente tra i componenti dell'assemblea o dei consigli comunali e formata da un minimo di 4 a un massimo di 8 componenti in base alla popolazione).
Dieta ferrea anche per giunte e consigli comunali. Dalle prossime elezioni, nei comuni con piu' di 500mila abitanti i consiglieri saranno 40 e gli assessori 8; tra 250 e 500mila 35 consiglieri e 7 assessori; tra 100 e 250mila 30 e 6; tra 30 e 100mila 25 e 5; tra 10 e 30mila 15 e 4; tra 3 e 10mila 12 e 3; meno di 3mila abitanti 9 e 2. Tagli anche alla composizione delle giunte provinciali che, sino alla cessazione, dovranno essere composte da un numero di assessori che non deve essere superiore al 20% dei componenti i consigli provinciali. I Comuni con meno di 5mila abitanti dovranno procedere, pena la diminuzione dei trasferimenti annuali, all'accorpamento di funzioni e servizi. Abolita anche l'indennità del commissario ad acta che si insedierà negli enti locali per svolgere l'attività sostitutiva.
Soddisfatto il governatore Mpa. «Con questo ddl - dice Lombardo - intendiamo avanzare una proposta che può fare da base per eventuali integrazioni e modifiche quando arriverà all'esame dell'Assemblea regionale siciliana . Negli ultimi otto mesi ci siamo confrontati con esperti e tecnici, ma anche con rappresentanti istituzionali e forze politiche.

Il ddl è un testo aperto».

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