Sicilia, domani 4 milioni alle urne A Catania scontro tra due ex di An

Alle urne per eleggere presidenti e consigli di otto province su nove - tutte tranne Ragusa - e sindaci e consiglieri di 147 comuni, tra cui tre capoluoghi, Catania, Messina e Siracusa. Infiltrazioni mafiose, elezioni sospese a Siculiana

Sicilia, domani 4 milioni alle urne 
A Catania scontro tra due ex di An

da Milano

Giù il sipario, in Sicilia, sulla campagna elettorale per le amministrative, che domani e lunedì vedranno tornare alle urne quasi quattro milioni e mezzo di siciliani - 4.417.672 per l’esattezza - per eleggere presidenti e consigli di otto province su nove - tutte tranne Ragusa - e sindaci e consiglieri di 147 comuni, tra cui tre capoluoghi, Catania, Messina e Siracusa.
Una campagna sostanzialmente «piatta», che ha risentito della stanchezza seguita all’election day di aprile, che in Sicilia ha riguardato le Regionali, oltre che le Politiche. Solo negli ultimi giorni si sono visti un po’ di big, dell’uno e dell’altro schieramento. Ma senza affanni, a riprova della convinzione generale che il centrodestra stia per incassare un nuovo successo. Il colpo di scena, in extremis, comunque c’è stato. Il numero di comuni chiamati alle urne è sceso di un’unità perché le consultazioni sono state sospese a Siculiana (Agrigento). Il decreto è stato firmato ieri dall’assessore regionale in seguito alle decisioni del Consiglio dei ministri che ha deciso di affidare la gestione del centro agrigentino a una «commissione straordinaria per contrastare le forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata negli organi rappresentativi dell’amministrazione comunale di Siculiana». Il provvedimento fa seguito all’inchiesta antimafia che ha visto finire in carcere, nell’ottobre scorso, 13 persone tra cui un consigliere comunale. Tra gli indagati, anche l’allora sindaco, il diessino Giuseppe Sinaguglia. I cittadini di Siculiana voteranno dunque solo per le provinciali.
Delle otto province chiamate al voto, sei - Palermo, Messina, Catania, Caltanissetta, Agrigento e Trapani - hanno un’amministrazione uscente di centrodestra; due - Enna e Siracusa - di centrosinistra. Trenta in totale i candidati presidente, oltre tremila gli aspiranti ad una poltrona di consigliere. La sfida più lineare a Palermo, dove sono solo due - Giovanni Avanti per il Pdl e Franco Piro per il Pd - i candidati che si contendono la poltrona da anni saldamente in mano a Forza Italia con Francesco Musotto.
I riflettori, più che sulle province, in realtà sono puntati sulle comunali (2 del Pdl e uno del Pd in partenza) e in particolare su Catania. Nella città etnea sono ben sette i candidati a sindaco, ma lo scontro è a tre tra Raffaele Stancanelli (ex An Pdl), Giovanni Burtone (Pd) e un outsider di lusso sostenuto da una lista civica, Nello Musumeci (La Destra).

Proprio lui, che a Catania è stato per anni con An presidente della Provincia, potrebbe essere la variabile che dopo anni di «regno» di centrodestra potrebbe costringere i catanesi al ballottaggio. Magari «casalingo», tra due ex di Alleanza nazionale.

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