Sandro Astraldi
da Roma
Manco il tempo di esultare per la firma dellassegno da 500-700 milioni di euro lanno da parte del governo, con il quale si dà il via al federalismo fiscale, che in Sicilia è di nuovo tormenta. Da giorni in Forza Italia si sentiva puzza di bruciato. Troppe le occasioni in cui il governatore Cuffaro si lanciava sullidea delle dimissioni e delle elezioni anticipate. Adesso che il Consiglio dei ministri ha adempiuto alla promessa di lasciare nellisola le tasse delle imprese non siciliane che là lavorano, tra gli azzurri è prevalsa la richiesta di fare chiarezza.
A lanciare lattacco è stato il ministro per lo sviluppo territoriale Gianfranco Miccichè: «Nel 2001, per ottenere il 61 a zero, siamo stati costretti a cedere la presidenza dellArs e della regione. Ora il nostro contratto con Cuffaro è scaduto giuridicamente e moralmente - ha detto ieri a Giardini Naxos nel corso del suo intervento allassemblea regionale degli eletti di Forza Italia -; se poi si dimette e si va ad elezioni anticipate non sarà più il nostro candidato!». Conciso e chiaro. Se Cuffaro ha intenzione di anteporre i propri interessi a quelli della coalizione, Forza Italia non lo sosterrà più. Anzi, Miccichè ha fatto capire che in rampa di lancio potrebbe esserci un azzurro.
Ma Totò Cuffaro adesso sforza i toni: «Sono un uomo di coalizione e con l'intera Cdl intendo concordare la data delle elezioni regionali in Sicilia, ferma restando la mia disponibilità a continuare a rappresentare i siciliani. Nel frattempo dedicherò il mio impegno per far approvare le leggi già concordate in conferenza dei capigruppo all'Assemblea siciliana. Ho scelto da tempo di rimanere in Sicilia, rinunciando al Parlamento europeo e agli impegni nazionali, per continuare il mio lavoro per la crescita dell'Isola e per far vincere la coalizione». E, commentando il cadeau governativo: «Avevo posto con forza le mie possibili dimissioni, ma dopo il via libera del consiglio dei ministri per i fondi del contenzioso non cè più alcun motivo per dimettermi...». Tra i suoi però circolano ancora altre voci. Lo stesso Cuffaro parla di confronto con gli alleati sul da farsi da mettere in calendario per gennaio. Il capogruppo dellUdc alla Regione, Nino Dina, osserva infastidito come «non sono i diktat che servono, ma semmai il tornare a parlare di politica sul serio» e rammenta come giusto domani (lunedì), sia in calendario un vertice di maggioranza dove avviare il confronto. Ma non è tutto. Raffaele Lombardo, europarlamentare eletto nellUdc ma poi passato alla guida del Movimento per lautonomia e grande alleato di Cuffaro, non ha gradito lipotesi di un cambio della guardia evocato da Miccichè. «Si tratta di una vera e propria minaccia - dice secco - i cui toni e contenuti costituiscono una aggressione allautonomia. Ho una sensazione: le nostre strade, così, si separano!».
La replica a Lombardo giunge dal coordinatore regionale di Fi Angelino Alfano: «Non siamo abituati a imporre nè condizioni nè tantomeno diktat, ma abbiamo sempre detto che questa legislatura va chiusa in bellezza. Non siamo per nulla convinti che sia giusto fissare delle date e impiccarsi con quelle. E comunque sia, con Cuffaro abbiamo sempre avuto un rapporto di amicizia e solidarietà reale ma sullaltare delle coalizione in questi anni abbiamo dovuto fare troppe rinunce». E se tra gli azzurri cè chi cerca, come il presidente dei senatori Renato Schifani, di riportare il sereno ipotizzando una possibile conferma di Cuffaro «come è accaduto per tutti i governatori uscenti» della Cdl, cè anche chi, come Enrico La Loggia ammette che le cose possono cambiare.
«Voto anticipato e candidato governatore per la Sicilia? Non facciamone un tormentone - puntualizza il ministro degli Affari regionali - visto che cè ancora tanto da fare in regione, specie ora che il Consiglio dei ministri ha deciso lattuazione degli articoli 37 e 38 dello Statuto.
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