Roma - C’è un "attacco alle garanzie costituzionali" nel pacchetto sicurezza e nel decreto sulle espulsioni; provvedimenti "demagogici" , varati dal governo per "contenere le ansie di una condizione di insicurezza collettiva", ma anche da questo punto di vista "inutili", e che vedono rispolverare strumenti repressivi, che appartengono a un "passato sinistro". Nel giorno del loro sciopero, i penalisti ribadiscono tutte le loro critiche ai due provvedimenti.
Accuse di cui si fanno portavoce i vertici dell’Unione delle Camere penali nella manifestazione nazionale che si tiene a Roma e a cui partecipano anche esponenti politici. "Le incostituzionalità sono fin troppo evidenti e gravi» dice il presidente dell’Unione Oreste Dominioni, che assicura la determinazione dell’avvocatura nel portare avanti questa battaglia e che, tra il serio e l’ironico, si dice certo che se tutto questo fosse avvenuto ai tempi del ministro Scelba si sarebbero riempite le piazze «contro un governo che attenta alle libertà costituzionali".
"C’è un attacco alle garanzie costituzionali, a cominciare dal principio della presunzione di innocenza- rilancia il segretario dell’Ucpi Renato Borzone - Vogliono trasformare il processo in uno strumento di lotta alla criminalità, mentre la sicurezza va
garantita sul fronte della prevenzione e dando più strumenti alle forze dell’ordine. E invece si rispolverano strumenti di 30 anni fa, come il mandato di cattura obbligatorio, che ci rimandano a un passato sinistro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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