Sicurezza Scontro sulle competenze

Battono cassa in Comune. La Polizia di Stato è sotto organico, mancano «almeno 600-800 agenti», circa il 13-17% in meno nei diciassette commissariati. E l’ex sindaco Letizia Moratti nel 2010 aveva stanziato 3,5 milioni «una tantum» con i fondi ottenuti dal governo per il Patto sulla sicurezza. «Se anche Giuliano Pisapia destinasse risorse alla polizia potremmo investirli sugli straordinari e aumentare le pattuglie in città». Una richiesta dei sindacati, in primis la Silp Cgil, aumentare un servizio che al momento «è in sofferenza». Indubitabilmente. E il ruolo dei poliziotti è il messaggio, non deve essere ricoperto dai vigili. «Ognuno torni a fare i proprio compiti, si torni ai vecchi ghisa - attacca Carmelo Zapparrata della Cgil -. Negli ultimi vent’anni c’è stata una progressiva sovrapposizione» parla dei nuclei speciali, anche investigativi, «evitiamo i doppioni, adesso ognuno torni ai proprio compiti, i vigili devono occuparsi di molti controlli che non spettano a noi, sugli abusi edilizi e il lavoro nero ad esempio». Oggi nessuno sa più cosa deve fare, ci stiamo accavallando e possono accedere fatti drammatici come nell’ultimo mese». Per aumentare le pattuglie in città facendo i conti con l’organico a disposizione (5mila poliziotti a Milano contro i 20mila di Roma) Mauro Goretta del Sulp - ed è una richiesta lanciata da altre sigle - ipotizza piuttosto la chiusura di alcune caserme in città, «tra quella di Villa San Giovanni e Sesto ad esempio ci sono 500 metri di distanza, è assurdo». Vincenzo Vitagliano della Uil incalza il Comune a convocare con il governo a Milano gli stati generali sulla sicurezza, «per discutere di riorganizzazione e coordinamento dei Corpi, risorse, un’eventuale mappa di chiusura delle caserme». Ma prima si riunirà, lo aveva chiesto il Pdl e la maggioranza ha accolto ieri la proposta, un consiglio comunale straordinario aperto anche a sindacati, rappresentanti di questura e prefettura.
Trait d’union tra i rappresentanti delle forze dell’ordine e i politici in aula è il consigliere e poliziotto Gabriele Ghezzi (Pd), anche lui insiste per un «maggior coordinamento tra agenti e vigili, ognuno abbia le proprie competenze». Ma a chi, come il presidente della Commissione Sicurezza Mirko Mazzali (Sel), nei giorni scorsi è arrivato a ipotizzare il disarmo della polizia locale, ribatte il capogruppo leghista Matteo Salvini: «Chi vuole mettere i fiori nei loro “cannoni“ ne pagherà le conseguenze. Ben vengano le telecamere e i nuclei dei vigili con funzioni nuove e aggiornate, mi preoccupa che un evento tragico come quello dei giorni scorsi possa essere usato da chi vuole depotenziare la polizia locale. Vengono chiamati sbirri, sceriffi, è in atto un’opera di sciacallaggio folle e criminogena». Se ci sono «responsabilità personali, un agente ne risponderà davanti alla legge - insiste -, ma bisogna investire in più formazione, mezzi e nuclei, i nostri vigili non sono Rambo». Non separa l’episodio di via Crescenzago da un giudizio generale sul Corpo di polizia locale la capogruppo di Sel Ines Quartieri, «ognuno deve fare il proprio mestiere e vorrei chiarimenti su come vengono selezionati i vigili, con quali criteri e deontologia professionale visto che queste persone vengono armate». La capogruppo del Pd Carmela Rozza esprime «massima fiducia ai vigili e a tutte le forze di polizia che operano a Milano, evitiamo di dare generalizzazioni sbagliate». Il disarmo «sarebbe ridicolo, hanno la pistola da 150 anni» ricorda il Pdl Riccardo De Corato. Dalla Provincia concorda il presidente Guido Podestà («sarebbe un grave errore»).

Per ottimizzare il servizio, i sindacati di polizia chiedono al sindaco anche la deroga per Area C: o succede che «gli agenti per emergenza allungano i servizio oltre mezzanotte e usiamo la volante per riportarli a casa».

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